Silvia Marchetti
È arrivato il momento di valorizzare lesistente. La campagna elettorale sta entrando nel vivo e il lancio di nuovi progetti fa gola al Campidoglio. Nuovi progetti come la Città dello Sport che però esiste già. Meglio, invece, un Foro Italico, naturale candidato alle Olimpiadi del 2016 e cuore pulsante di un futuro quadrante agonistico che abbracci entrambe le sponde del Tevere? Questa la sfida lanciata ieri da An al sindaco Veltroni durante il convegno presso il Jolly Hotel sulla riqualificazione del Foro Italico quale Città dello Sport e della Cultura.
I capigruppo Sergio Marchi, Giorgio Benvenuti e Fabio Rampelli hanno presentato al Comune, alla Provincia e alla Regione un ordine del giorno che identifica nella cittadella razionalistica la sede delle prossime Olimpiadi, in opposizione allidea veltroniana di costruire un secondo polo sportivo a Tor Vergata, progetto al momento ancora vago. Lobiettivo è la creazione di un quadrante Foro Italico-Acqua Acetosa-Tor di Quinto-Villaggio Olimpico che rilanci unarea architettonica troppo a lungo abbandonata alloblio della storia, recuperandone i valori culturali e sociali. Uno spazio che si estenda dallo Stadio Flaminio al Palazzetto dello Sport agli impianti dellAcqua Acetosa e dello Stadio delle Aquile, fino al complesso di Tor di Quinto e ai circoli dei canottieri. Insomma, ristrutturare con il minimo impatto ambientale senza dover costruire ex-novo.
Si tratta appunto di enfatizzare il ruolo sportivo del Foro Italico, invece di quello puramente «estetico» alla base del protocollo dintesa tra Campidoglio, Regione e Coni Spa, che prevede la costruzione di 80 centri commerciali, palestre, centro benessere, ristorante, circoli privati, con la nascita del Museo dello sport allinterno della palestra della scherma. Un progetto che seconda An finirebbe per snaturare larea. Ma soprattutto la città dello sport esiste già. Cè bisogno solo di valorizzarla e ristrutturarla, recuperando statue, mosaici e soprattutto lOstello della gioventù e la casa della Scherma, che con il progetto del Comune verrebbero demolite.
La sfida lanciata al sindaco è dunque quella di mettere da parte «la conservazione a favore sia del dinamismo che della memoria storica - sostiene Fabio Rampelli, capogruppo alla Regione e primo firmatario dellodg -. Non ha senso, infatti, creare un secondo polo sportivo a Tor Vergata dove ospitare le Olimpiadi del 2016». Il dubbio (quasi la certezza) di Riccardo Andriani, responsabile nazionale ufficio sport, è che anche questo progetto rientri nella «furia costruttrice scatenatasi dal 1995 a favore di alcuni amici del sindaco come Caltagirone».
Fabio Rampelli non a caso ha inserito proprio il Foro Italico nel disegno di legge per la tutela delle città e dei nuclei di fondazione italiani che presto approderà alla Camera con la firma di Andrea Ronchi, portavoce di An. Città sorte tra gli anni Venti e Quaranta - da Aosta a Latina (candidata a capitale di questa rete) fino a Caltanissetta - con un patrimonio architettonico unico che dovrebbe venire tutelato dallUnesco. Per Roma, vengono elencate lEur, Guidonia, Acilia, Pomezia, Maccarese e San Cesareo. «Un paradosso - tuona Rampelli -, si fanno leggi sui frontalini dei balconi ma si ignorano le città di fondazione, dei gioielli futuristi che devono essere adottati dallo Stato. Questo perché si è preferito a lungo rimuovere quella parte della nostra storia politica e architettonica mentre tutte le università del mondo pubblicano centinaia di libri sullurbanistica razionalista».
Tocca ad Andrea Ronchi ricordare limpegno del governo Berlusconi nel campo dello sport, tra cui i 60 milioni di euro destinati a Roma Capitale e quelli che il sindaco userà per il progetto del Foro Italico: «Occorre rivendicare le cose buone che abbiamo fatto e porre fine alla santificazione in atto di Veltroni, che taglia i nastri con i finanziamenti ottenuti facendosi la sua campagna elettorale». Ronchi appoggia lidea di partire dal Foro Italico per avviare lammodernamento di Roma.
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