Roma - C’è un tempo della storia nel quale è meglio non guardare i sondaggi. Ci si deprime troppo. C’è un tempo della storia nel quale si deve guardare in alto. Anche perché si sta in basso, troppo. C’è un tempo della storia nel quale la storia si ripete. In farsa, ovvio.
C’era un tempo della storia del Pci nel quale i dirigenti si formavano alla scuola delle Frattocchie: poco o nulla trapelava di quelle lezioni, ma il risultato era, a suo modo, eccellente. Serietà, rigore, introduzione allo studio dei classici del marxismo. Tutto o quasi da buttare, alla luce della storia, eccezion fatta per l’ottimo livello dei quadri del maggior partito comunista d’Occidente. Oggi c’è la sfavillante Summer School del Pd: quattro giorni di convegno per 800 giovani alla ricerca di un centro di gravità permanente. Qualche relatore di pregio (Morin, Fitoussi, Rifkin, Ruffolo), e poi l’arrivo del segretario in cerca di ribalta. Un po’ deprimente.
Si presenta così anche un nuovo Uòlter Veltroni, all’orizzonte della storia. Un Veltroni che ha sostituito il pessimismo cosmico all’ottimismo delle primarie. Tanto da arrivare a biasimare persino l’«investitura plebiscitaria delle leadership» (ma non era questo il perno del suo potere?). Un Uòlter che ha gettato alle ortiche il dialogo, che non parla più di rispetto per l’avversario, che indossa una faccia feroce per mascherare il volto terreo davanti ai sondaggi in picchiata, ben sotto il 30 per cento. Alle porte bussa il «barbaro Di Pietro», come l’ha ribattezzato Pansa su L’Espresso. E dentro il Loft del Pd si trattengono per non recapitargli immediatamente l’intimo di sfratto. È in questo quadro drammatico che dev’essere maturata la «svolta» di Veltroni.
Come rianimare il partito dalla sala di rianimazione? Il segretario non esita a riproporre il repertorio ds di «prima della svolta di Occhetto», come nota il ministro Bondi. Un discorso ai pargoli del Pd che indica il Pd come «partito del futuro» (cosa comprensibile, visto il presente), ma addita il male assoluto in una destra che «sta rovinando l’Italia economicamente, politicamente e moralmente». Un «autunno della democrazia e della libertà», reso manifesto dalle politiche repressive in ogni campo: dall’immigrazione alla prostituzione, agli stadi di calcio. Una destra «populista» ed «egoista» che ha «limiti strutturali», che fanno pensare come non abbia «ancora introiettato una vera e salda cultura repubblicana». Berlusconi torna a essere il nemico pubblico numero uno, perché «per stroncare la mafia e la camorra, al governo ci vuole gente che non pensi che i mafiosi sono degli eroi». Se la prendono con la scuola, aggiunge Veltroni, perché per Berlusconi «la scuola è la sua televisione». È in atto una «decomposizione nazionale», un «genocidio dei valori», dai quali nasce soltanto uno stato di paura dei cittadini che, come diceva Hobbes, «invocano un Leviatano che li protegga, e per proteggerli decida, poco importa come». Un circuito che taglia tutti gli «istituti di mediazione o indipendenti» e crea «noncuranza per la patologica concentrazione del potere e per i conflitti di interesse».
Dov’è finito il Walter bonario delle mani tese e del «superiamo gli steccati»? Probabilmente nelle «mani pulite» pretese da Di Pietro per continuare a collaborare con il Pd, senza «che possa mai pensare ad annetterci», dice l’ex Pm.
Anche perché il suo Idv è in ampia crescita, e il Pd in verticale caduta. «Ma non guardate i sondaggi», raccomanda il segretario ai funzionari del domani. «E volate alto, non fate correnti», si raccomanda. Ce ne sono già troppe e io, povero leader, tanto giù di corda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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