Veltroni prega Soru, ma già trema per il voto

RomaIl paragone con l’Abruzzo non regge. Poche le similitudini con il terremoto giudiziario che ha azzerato la giunta di Ottaviano Del Turco. Detto questo, però, le dimissioni a sorpresa di Renato Soru, che potrebbero rientrare, aprono un nuova ferita nel Pd. Profonda, soprattutto se rapportata al suo attuale stato di salute. Il «caso Sardegna», infatti, aggiunge una pesante zavorra alla zattera con cui il segretario è già costretto a navigare. E scoppia poche ore dopo, tra l’altro, l’annuncio di un nuovo e impegnativo piano «Lingotto 2», con cui Walter Veltroni spera di trovare l’armonia interna.
Acque agitate, dunque, al Nazareno. E non conforta la «vicinanza e solidarietà» espressa in mattinata dal leader e dalla dirigenza del partito. Né rassicura «l’impegno pieno e comune del Pd perché l’esperienza di governo della Sardegna, che in questi anni ha prodotto risultati importanti, non si interrompa». «Ci mancherebbe altro», è il commento più gettonato in Parlamento. Che circola anche tra ex diessini e margheritini. Ma Veltroni non può fare altro. Dispensa sorrisi in Transatlantico, spera che si possa presto ricomporre tutto. Anche se non nasconde ai suoi di lavorare già all’opzione di riserva. Ovvero, mettere in conto la difficile gestione delle elezioni anticipate (possibili dopo il 20 febbraio). Comunque sia, le tenterà tutte per evitarle, purché dai «dissidenti» isolani arrivino forti rassicurazioni per il ricompattamento. Perché, spiegano fonti del Pd, «non ci possiamo permettere un altro voto come quello di ieri (martedì, ndr) a ridosso delle elezioni. Se si ricuce, il sostegno deve essere forte. Altrimenti, meglio andare subito alle urne». Anche a rischio di perdere voti.
Insomma, «non tutto è perduto» vanno ripetendo i veltroniani. Un comune sentire messo nero su bianco in una nota, in cui si assicura: «Il Pd lavorerà da subito per ricreare le condizioni politiche necessarie a riprendere il lavoro della giunta Soru guardando innanzitutto all’interesse della Sardegna». Prima, però, Veltroni dovrà guardare all’interno del suo partito. E ricomporre i cocci, magari grazie alla missione odierna di Maurizio Migliavacca, inviato a Cagliari dal presidente dimissionario, caduto sulla legge urbanistica per l’ammutinamento dei consiglieri democratici.
Un tradimento difficile da digerire. E ancora una volta si ripropone il solito ritornello: «Tutta colpa dei dalemiani», sussurra qualcuno. Ma a complicare lo schema stavolta ci si mette pure la vecchia diatriba per la segretaria regionale. Quando l’ex diessino Antonello Cabras si impose per pochi voti sul governatore, ma la vicenda finì davanti al tribunale che invalidò l’elezione, assegnando la carica a Francesca Barracciu. Insomma, non è storia recente l’astio nei confronti di Soru. Disposto comunque a restare in sella, qualora venga ricucito lo strappo. Ma pure a ricandidarsi, in linea con i desiderata di Veltroni.
Intanto, critico l’ex ministro della Difesa, Arturo Parisi. «È assolutamente evidente che o si ritrova l’unità del Partito democratico e del centrosinistra, una vera unità - avverte - o si rischia una divisione difficilmente componibile». Per Enrico Letta, invece, «c’è grande preoccupazione».
La crisi, inoltre, divide pure la sinistra.

Mentre Pdci e Verdi invitano Soru ad un ripensamento, Rifondazione infila il dito nella piaga. «Credo sia una cosa che deve vedersi al suo interno il Pd - afferma il segretario Paolo Ferrero - dove mi sembra che la contraddizione, una tra le mille, sia esplosa».

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