Veltroni: «Quel manifesto è offensivo»

Veltroni: «Quel manifesto è offensivo»

«Un falso la notizia della pioggia di milioni sui centri sociali, un falso l’immagine che l’accompagna: a Roma di molotov in questi anni non ne sono mai state lanciate, non sappiamo con certezza dove sia stata scattata quella foto, forse a Milano, certo non nella capitale». Nel mirino del coordinatore della maggioranza capitolina Silvio Di Francia, e sulle carte bollate dei legali del sindaco Walter Veltroni, finisce il dirigente di An, e candidato al Comune, Pierluigi Fioretti. «Colpa» di un manifesto che fa il verso all’«orgoglio capitolino» del primo cittadino. Sotto la scritta «Orgogliosi de che! Veltroni stanzia 7.000.000 di euro ai centri sociali», la foto di due tipi in passamontagna che durante uno scontro di piazza lanciano un fumogeno. Che, nella conferenza stampa organizzata ieri nella sede del Comitato elettorale per Veltroni, diventa una ben più temibile molotov, ma tant’è.
«Il sindaco ha deciso di agire legalmente - spiega Di Francia - perché quel manifesto è gravemente lesivo dell’onorabilità e rispettabilità del sindaco, accostato a episodi di violenza che sono assolutamente in contrasto con il suo pensiero e impegno politico». Naturalmente oltre a preservare il «buonismo» di Walter, Di Francia contesta anche la notizia non freschissima dei 7 milioni di euro destinati ai centri sociali: «Non è esatta. Si riferisce probabilmente a una delibera del Consiglio comunale del 3 marzo con cui sono stati stanziati fondi regionali legati ai contratti di quartiere. Fondi che andavano iscritti al bilancio altrimenti sarebbero andati persi, 19 milioni di euro complessivi destinati tra l’altro ai centri anziani». Insomma, insieme alla denuncia («forse la prima per Veltroni, ma era inevitabile», aggiunge Di Francia) arriva l’invito ad Alemanno a «prendere le distanze e a riportare la campagna elettorale nei binari della normalità».
Ma Fioretti ribadisce l’accusa sullo stanziamento a favore delle okkupazioni e non fa marcia indietro: «Alemanno prenderà le distanze da un sindaco e da una giunta che prende i nostri soldi e li dà ai no global». E il candidato della Cdl, nel pomeriggio, critica le «estemporanee denunce per diffamazione contro Fioretti», che a suo dire sarebbero strumentali a nascondere la «rottura» del cartello tra Alessandra Mussolini e Roberto Fiore, con quest’ultimo che non ha approvato la decisione di schierarsi con il ministro uscente di An.

«La maggioranza - spiega Alemanno - ha demonizzato la presenza della Mussolini nella nostra coalizione ma ora ignora questo fatto importante», che smonta le accuse insistite di «estremismo» rivolte dalla maggioranza capitolina al candidato della Cdl. Che infine rimanda le accuse al mittente: «La sinistra deve dare conto dell’alleanza strutturale con il capo dei centri sociali violenti Nunzio D’Erme».

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