Roma«Dal momento che lamore e la paura possono difficilmente coesistere, se dobbiamo scegliere fra uno dei due, è molto più sicuro essere temuti che amati». Parola di Niccolò Machiavelli, sommo ispiratore del pensiero politico della sinistra italiana e dei suoi esponenti.
E se la bussola del cuore punta a questo tipo di considerazioni, che «la fortuna è donna, et è necessario, volendola tenere sotto, batterla et urtarla», come possono alcuni uomini e donne di area Pd intrattenere corrispondenza damorosi sensi con Palazzo Chigi? Persone come Walter Veltroni, Rosy Bindi, Eugenio Scalfari non possono e non vogliono rispondere allappello di Silvio Berlusconi anche perché a non essere più temuti rischierebbero di perdere il loro piccolo principato.
Walter Veltroni. Barili di veleno distillato per il suo vecchio «compagno» Massimo DAlema accusato di «inciucio» un giorno sì e laltro pure. Questo è il Uolter nella sua versione più recente, quella 4.0, il «duro e puro», dopo essere stato «comunista», «ulivista» e «democratico dialogante». Adesso Walter Veltroni non risparmia rampogne a destra e a manca. «Resto un po sorpreso quando un dirigente dice che Berlusconi deve durare tutta la legislatura, se ne vedono di tutti colori», ha dichiarato scagliandosi contro il dalemiano Latorre. E poi, rivolto al lìder Massimo: «Non si può dire una volta che Berlusconi deve essere costretto a fare il mendicante e poi unaltra trattarlo come se fosse De Gasperi». Meno male che DAlema a tutto questo veleno sè mitridatizzato, anche perché a far guerra con Walter cha sempre provato gusto.
Eugenio Scalfari. Il «fondatore» non ha la tessera del Pd, ma di indirizzarne le scelte ne ha sempre fatto un punto dorgoglio. Se arrivano messaggi damore e il Pd non fa mistero di voler rispondere, Scalfari si indigna anche perché, quale autorevolezza rimarrebbe in tal caso a chi dellantiberlusconismo ha fatto professione di fede? Perciò, da due domeniche a questa parte, lomelia scritta su Repubblica ha i seguenti toni. Inciucio? «È cosa non buona e ingiusta» in quanto asseconderebbe «i propositi eversivi» di Berlusconi. Ieri poi è stato ancor più sottile, teorizzando che «il partito dellamore» merita, sì, «di essere incoraggiato purché non sia una maschera che nasconde un tentativo di stupro nel qual caso si tratterebbe di inciucio col diavolo che il Pd dovrebbe denunciare e contrastare come certamente farà». Ecco, Scalfari è sicuro che andrà a finire così perché è convinto che il Pd non potrebbe fare a meno dei suoi buoni consigli. Sarà vero?
Rosy Bindi. Bisogna ammettere che da quando Bersani lha «sgridata» per aver accusato Berlusconi dessere mandante dellaggressione di cui è stato vittima, ha un po abbassato i toni. Ma la presidente del Pd non ha però sotterrato lascia di guerra e, se dialogo deve essere, non si toglie lelmetto dalla testa. «Nessuno ci chieda scambi perché non siamo disponibili», ha detto a scanso di equivoci dettando condizioni tanto alla maggioranza quanto alla minoranza. «Non voteremo mai leggi ad personam per limpunità del premier», «va rafforzata e ammodernata la democrazia parlamentare» e «nessuno può chiedere al Pd di rompere con Di Pietro». A volte sembra che i testi glieli scriva Marco Travaglio, ma è solo apparenza: non leggerebbe e pronuncerebbe parole che non siano farina del suo sacco.
Ignazio Marino. Dopo la sconfitta annunciata nella corsa alla segreteria del Pd, poteva Ignazio Marino tornare nellombra a occuparsi di influenza A, Hiv e consimili? Certo che no. Perciò, ovunque ci sia qualcuno che sbraiti contro il Cavaliere, in quei paraggi si potrà incontrare anche Marino. «Marini dice che quello del No B Day non è il nostro popolo.
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