da Roma
Per il battesimo della sua campagna elettorale Gianfranco Fini indossa labito da battaglia e mena fendenti, allontanando ogni tentazione buonista. Un richiamo a parole dordine storiche come «legge e ordine» che conferma quanto il tema della sicurezza sarà centrale in questa campagna elettorale. Ma anche un affondo che serve a definire meglio il profilo identitario del leader di An, impegnato a costruire il nuovo edificio del Popolo della libertà senza rinunciare ai materiali provenienti dalla tradizione della destra italiana. Sì, perché se la rinuncia al simbolo di An è un fatto, deve essere altrettanto chiaro che i valori non potranno essere annacquati.
Soltanto pochi giorni fa Fini aveva rilanciato lipotesi della castrazione chimica per i pedofili. Questa volta la proposta è quella «non di mandare i delinquenti ai lavori forzati, o a lavorare con la palla al piede come in Alabama, ma condannarli a lavorare tanti giorni e tante ore quanti ne servono a pagare il loro debito con lo Stato. Nellordinamento giudiziario sono già previste pene alternative al carcere che vanno ampliate. Non è quindi una novità assoluta. Occorre far rifondere il danno attraverso il lavoro». Il tutto condito dalla definizione dellagenda del Pdl sulla sicurezza: più soldi e mezzi alle forze dellordine, certezza della pena, controllo dellimmigrazione, sanzioni amministrative per chi fa uso di droghe. E anche il risarcimento da parte dei rei attraverso il frutto di lavoro coatto.
Esaurito laffondo sulla sicurezza, Fini sposta il tiro. E dopo aver spiegato che la scelta del Pdl «era un giusto e doveroso passo avanti verso il futuro» e che «una classe dirigente è tale se sa mettere da parte i personalismi», il leader di An si lancia in un duro attacco contro Walter Veltroni. «Bisogna capirlo e compatirlo nel suo imbarazzo - provoca Fini -. Si vergogna del lascito di Prodi e la sua rimozione totale di ciò che il governo ha fatto negli ultimi due anni è un fatto da psicanalisi». Ha una lettura psicanalitica, per il leader di An, anche la scelta dei manifesti elettorali del Pd: «Dicono che non basta cambiare il governo ma occorre cambiare lItalia. Una gaffe freudiana. Perché al governo ci sono loro». E ancora: «Veltroni è bravo, avveduto, un propagandista capace di evocare le elezioni americane. Ma bisogna spiegargli che non basta dire un giorno I care e laltro We can per essere credibili». E mentre da ogni parte si pretendono le dimissioni di Bassolino, Fini dice che vorrebbe, se non fosse un volto noto, «andare a Napoli nel giorno in cui arriverà il pullman di Veltroni e vedere come lui sarà capace di spiegare alla gente che è il partito del nuovo e del futuro quello di Bassolino e della Iervolino».
Quanto al programma Fini non esita ad accusare gli avversari di plagio: «Sono a corto di idee, ci inseguono ma arrivano in ritardo e sono costretti ad ammettere che le proposte che funzionano sono le nostre, perché rispondono ai valori tradizionali del centrodestra». «I programmi in apparenza possono assomigliarsi - va avanti Fini - ma sono diversi i valori di riferimento e gli italiani guardano a questo, guardano alla coerenza di chi certi valori li propone da sempre». Inutili allora le rincorse del Pd su certi temi. Per esempio sulla pedofilia: «Sulla castrazione chimica prima ci hanno detto che eravamo i soliti barbari, adesso vogliono vedere se funziona». E sulla sicurezza: «Soltanto ora la sinistra capisce che la sicurezza non è un pallino della destra ma qualcosa che sta a cuore a tutti i cittadini, anche quelli di sinistra. Ma non cè sicurezza senza certezza della pena, responsabilità personale, pene comminate ai reati commessi. Cosa che la sinistra, con la sua cultura giustificazionista, non ha mai compreso». «E poi - conclude Fini - Veltroni adesso dice che vuole stare vicino alle forze dellordine, come noi facciamo da sempre.
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