La scrittura è un destino. E anche le disgrazie. Ernest Hemingway, che ebbe lunga e corroborata esperienza di entrambe, ha fornito un imperativo categorico a ogni aspirante autore: «Scrivi solo di ciò che sai!». Aveva ragione. Il vero scrittore è quello che mette se stesso, la propria vita e la propria visione del mondo, dentro i suoi libri. Ci sono scrittori che ci mettono la realtà, o la finzione, la commedia, o la tragedia. Poi c’è chi ci mette dentro per partito preso sciagure e sventure. Ma anche disgrazie e tristezze.
Walter Veltroni, ad esempio. La cui visone letteraria dell’esistenza è percorsa da un ottimismo degno di un Emil Cioran in fase depressiva. Il massimo della spensieratezza è una botta di nichilismo, e la prospettiva più allettante il suicidio. È la narrativa catastrofica. La saggistica mortuaria. Il lato disgraziato del bestseller. I libri più venduti non sono che l’altra faccia della tv del dolore.
Il nuovo libro di Walter Veltroni, che esce oggi da Rizzoli col titolo rassicurante L’inizio del buio, racconta le morti parallele, nell’Italia del 1981, di Alfredino Rampi, sparito nel pozzo di Vermicino, e di Roberto Peci, fratello del terrorista pentito Patrizio, rapito e giustiziato dalle Brigate Rosse. Sursum corda.
Le sciagure sono un genere letterario. Infilarne una dietro l’altra è un talento. Lo scorso anno il livre de chevet dell’intellighenzia progressista fu il monologo di Walter Veltroni Quando cade l’acrobata, entrano i clown che rievoca narrativamente la tragedia dell’Heysel: 39 morti e 600 feriti. «Una strage immane per una partita di calcio, una ferita aperta e non più rimarginata», come recita la quarta di copertina. L’anno precedente Veltroni si era invece concentrato sul romanzo Noi, storia a ritroso di quattro generazioni, dall’anno del terremoto dell’Irpinia e dell’assassino di John Lennon fino al bombardamento di Roma del 19 luglio 1943: «la storia di quattro ragazzi colti ciascuno in un punto di svolta: l’esperienza della morte e della distruzione, la malattia di un madre perduta e ritrovata, il tradimento degli affetti». È la cosiddetta visione buonista della Storia.
La calamità bibliografia di Veltroni, del resto, conta anche due saggi. La biografia di Luca Flores, grande pianista immeritatamente dimenticato. Morto suicida. E uno studio critico dei discorsi del proprio politico di riferimento, Robert Kennedy. Come noto ammazzato a Los Angeles con due colpi di pistola.
Poi, però, Veltroni ha scritto anche un toccante diario dall’Africa dimenticata, «quella delle bidonville sommerse dai rifiuti, dell’epidemia di Aids, della violenza indiscriminata, dell’infanzia distrutta dalla malnutrizione». Intitolato Forse Dio è malato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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