Emanuela Ronzitti
da Roma
Se non fossimo nel terzo millennio verrebbe da pensare alle partecipazioni statali. Il metodo è quello: si costituisce una società con capitale totalmente pubblico e poi si lancia sul mercato, con buona pace dei concorrenti privati. Un tempo andava di moda; si arrivò ai panettoni di Stato e anche ai pelati in scatola confezionati a spese dei contribuenti.
Ufficialmente lo stato imprenditore è andato in pensione nei primi anni Novanta, ma ogni tanto rispunta qualche nostalgia. Magari dentro le amministrazioni locali, indebitate e alle prese con servizi per i cittadini sempre più inadeguati. È qualcosa di più di unidea neokeynesiana della politica economica, ad esempio, ciò che ha spinto il sindaco di Roma Walter Veltroni ad annunciare la nascita di una compagnia aerea Low cost partecipata dallamministrazione comunale. Ma la mano pubblica del Campidoglio non è destinata ad arrestarsi al rischiosissimo mercato del trasporto aereo. Nei progetti di Veltroni ci sono anche le assicurazioni.
La base di partenza sono le Assicurazioni di Roma, in principio una piccola mutua stritolata per anni dal rosso in bilancio (fino al '93 in perdita di oltre 22 milioni di euro) e ora trasformata dal primo cittadino in Spa da lanciare sul mercato. Veltroni non ne parla apertamente, ma la neo nomina di Tommaso Di Tanno, esperto tributarista delluniversità di Cassino alla presidenza di unazienda di cui il comune di Roma detiene il 76,75% del pacchetto di maggioranza, è un chiaro segnale verso l'apertura al mercato. Laria di cambiamenti ha spazzato via in primis lormai «vetusta» presidenza, ricoperta prima di Di Tanno, da Daniele Pace licenziato dallincarico dopo l'ultima dura e solerte bacchettata «per spese pazze» del segretario del Collegio dei sindaci Marcello Galiani Caputo. Lente non si occuperà solo di coprire i rischi delle attività economiche del comune di Roma, dei suoi dipendenti, e dei mezzi pubblici dell'Atac (azienda trasporto comunale) o dell'Ama (azienda municipale ambientale) e di tutte le aziende comunali, ma tenterà la scalata ad un nuovo segmento di mercato. Quello privato. La AdiR che vanta ancora come «ragione sociale» quella dellespansione fondata sui criteri del «no profit» ha allargato gli orizzonti imprenditoriali grazie alla genesi di un nuovo core business. La controllata Vita che si è già imposta sul mercato con lofferta di servizi e prodotti assicurativi. Ma dove sarebbe la novità? Parrebbe nessuna, infatti il modello della Veltroni insurances ricalcherebbe né più né meno un prototipo madrileno. Anche se tra le due mutue una differenza corre. E non da poco. Le assicurazioni della capitale spagnola sembrerebbero non avere una vocazione societaria pubblica come quella romana, ma incarnerebbero lessenza di una vera compagnia di mercato. La AdiR made in Rome è già da un anno che però opera nel business privato, in totale disaccordo con il «piano di programmazione e di sviluppo» contenuto nella delibera comunale del 18 ottobre 2004, che invece punta a rafforzare i vecchi legami economici. Qualcuno lha definita «un azzardo». Ma la scalata al mercato privato è ormai quasi una certezza. «LEnte è davanti ad un bivio» a detta del neo presidente Di Tanno. O lo si trasforma in «una cosa seria ed operosa» da immettere nel prosperoso mondo delle polizze, magari in partnership, o invece si tenta «la vendita dell'intero comparto aziendale» al migliore offerente. «Lazienda non può rimanere così perché non ha senso - epiloga il presidente - ma è da escludere una privatizzazione tour court».
In questo caso, la mutua potrebbe far gola a molti acquirenti che erediterebbero un pacchetto clienti intorno alle 60mila famiglie romane. Ma bisognerà attendere «metà settembre - confermano i vertici - per conoscere il piano strategico definitivo».
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