RomaIn privato Silvio Berlusconi non è stato affatto parco di considerazioni e commenti sulla caduta di Walter Veltroni, che in qualche modo già aleggiava durante la cena di lunedì sera ad Arcore, quando di ora in ora il distacco tra Cappellacci e Soru si faceva via via abissale. «Qui - aveva fatto presente uno degli ospiti - finisce che Veltroni è costretto a mollare...». E via con le considerazioni sui troppi errori commessi dallormai ex leader del Pd e sul suo essere «a rimorchio» di Di Pietro e dellarea più giustizialista.
In pubblico, però, il Cavaliere è ben più prudente. Perché, spiega lasciando il ricevimento per lanniversario del Concordato e dei Patti Lateranensi, «non voglio entrare in casa daltri». Daltra parte, in occasioni simili - vedi la caduta di Romano Prodi - la linea di Berlusconi è sempre stata quella di non infierire. Nel caso specifico, però, il premier si concede quello che lui stesso definisce «un pizzico di birichinaggine». Perché, spiega, Veltroni «pensavo di chiamarlo oggi pomeriggio», ma «poi ho letto le sue dichiarazioni di stamattina» e «mi è passata la voglia». Un modo per concedere sì al suo avversario lonore delle armi ma solo a metà. Daltra parte, era stato il segretario dimissionario poche ore prima a puntare il dito contro «il sistema di disvalori costruito da Berlusconi». Parole su cui è ben più netto del Cavaliere il vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello. «È sconcertante - dice - che nel giorno in cui ha dovuto gettare la spugna rassegnando le dimissioni, Veltroni non abbia rinunciato ad insultare colui che ancora in questi giorni ha dimostrato per lennesima volta di avere il consenso della maggioranza degli italiani. Le sue parole dimostrano che dalle ripetute sconfitte subite non si è imparato nulla». «Casa daltri» a parte, è ovvio che il premier guardi con grande attenzione a quanto accade in queste ore nel Pd. «Mi auguro sempre - dice - che ci possa essere unopposizione con cui sia possibile confrontarsi e trovare degli accordi». Insomma, «a dialogare sono sempre pronto».
Ma il ricevimento allambasciata italiana presso la Santa Sede è anche loccasione per vedere per la prima volta insieme i tre protagonisti della querelle che si è aperta nelle scorse settimane sul caso Englaro. Oltre a Giorgio Napolitano e al premier, infatti, sono presenti Angelo Bagnasco (presidente della Cei) e Tarcisio Bertone (segretario di Stato vaticano). Così, Berlusconi ribadisce che il clima con il Quirinale «non è mai cambiato» ed «è sempre stato di assoluta e piena collaborazione come auspicato da entrambi». E anche le polemiche allinterno del Pdl, aggiunge, «sono state per molti versi inventate dai media perché non cè stata mai alcuna contrapposizione». Così come «sono ottimi» i rapporti con la Chiesa con cui «abbiamo visioni comuni». «Da parte di tutti i rappresentanti della Santa Sede - aggiunge - cè stato il riconoscimento entusiasta del fatto che mai si era manifestato unatmosfera e un clima come quello che cè stato».
Parla anche del testamento biologico il premier. E siccome quello della fine della vita «è un problema che non è assolutamente di parte ma riguarda tutti», il «mio auspicio» è «sempre quello che si possano trovare soluzioni condivise». Mentre prende le distanze dal provvedimento Brunetta-Rotondi sulle coppie di fatto, «un loro progetto» che «non ha niente a che fare con il governo».
Capitolo a parte la crisi economica. «Come presidente del Consiglio italiano ma anche come presidente del G8 - dice - stiamo affrontando questa crisi globale su cui i più importanti Paesi del mondo hanno posizioni identiche». «Tutti - spiega - dicono che dobbiamo agire in modo coordinato, che dobbiamo cambiare le regole della finanza internazionale e che non bisogna cadere nella trappola del protezionismo».
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