La vendetta dell’hinterland: i milanesi pagheranno dazio

I sindaci di Sesto e Cinisello rispondono alla proposta della tassa di entrata in città: «Chiederemo un controticket a chi viene da noi»

Gianandrea Zagato

«Lo virgoletti pure: metteremo anche noi un dazio per chi esce da Milano ed entra a Cinisello». Messaggio netto e senza bisogno di interpretazioni che il sindaco Angelo Zaninello detta al cronista, quasi sillabando le parole. Dichiarazione del primo cittadino di Cinisello Balsamo condivisa pure da quello di Sesto San Giovanni: «Dazi come ritorsione? Ci ricorreremo se obbligati».
E mentre il sestese Giorgio Oldrini già fa di conto, «sa abbiamo settantamila veicoli al giorno che attraversano Sesto... », appare chiaro che quella dei sindaci dell’Unione non è certo una «legittima difesa», come vanamente sostengono, quanto piuttosto una vendetta di basso profilo politico: sì, una ritorsione contro quel progetto antismog firmato da Palazzo Marino e sottoscritto in toto da Legambiente, dall’Aci e, attenzione, anche dalla Provincia di Milano.
Palazzo Isimbardi è infatti da sempre d’accordo con la pollution charge voluta dal sindaco Letizia Moratti: «Sono favorevole all’introduzione dei ticket di ingresso a Milano per gli automobilisti» sostiene Filippo Penati consapevole che «il problema del traffico richiede un governo di area vasta» e, quindi, che «il ticket deve essere lo strumento a disposizione di tutti i soggetti dell’area metropolitana». Come dire: «La sua introduzione, se vuole essere efficace, deve essere frutto di una concertazione istituzionale che potrà portare a una sensibile riduzione del numero di automezzi circolanti a Milano e nell’area milanese». Così spiega il presidente della Provincia, che sa bene quali saranno gli effetti positivi dell’istituzione del ticket di ingresso a Milano e che, tra l’altro, sa di avere il benestare anche dei verdi: «È certamente una strada che può dare frutti interessanti, ma a patto di impostare l’analisi alla scala più vasta possibile, considerando la geografia urbana di Milano e del suo vasto hinterland. L’introduzione di un pedaggio di ingresso può funzionare se coinvolge un’area ben più vasta del solo territorio comunale milanese» commenta l’assessore provinciale all’Ambiente Pietro Mezzi.
Annotazioni istituzionali di altro peso e valore rispetto a quelle rilasciate, ad esempio, dal sindaco di Monza, Michele Faglia - «è uno squallido mezzo per raccattare soldi» - o dal suo collega di Pero, Augustangela Fioroni: «Milano non può risolvere un problema a spese degli altri Comuni». Valutazioni, quest’ultime, di chi in linea con le tesi uliviste siglate dal ds Pierfrancesco Majorino - «una decisione presa in solitudine e destinare a generare una guerra di balzelli» - sceglie di ignorare i benefici della pollution charge che farebbe di Milano una città all’avanguardia in Europa nella lotta allo smog.
Futuro che, naturalmente, coinvolgerà dopo ferragosto tutti i palazzi della politica, Pirellone compreso: «Plaudiamo l’iniziativa del sindaco Letizia Moratti e come Regione preannunciamo un tavolo di confronto con tutte le Provincie e i capoluoghi lombardi» sostiene l’assessore Marco Pagnoncelli.

«La Regione deve farsi carico del coordinamento perché il problema non si ferma ai confini di Milano o a quelli dell’area metropolitana ma coinvolge tutte le realtà lombarde» aggiunge l’assessore all’Artigianato e servizi.

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