Vendetta di Emiliano: no a Boccia. Ed è caos

Proprio nel giorno del ritorno di Massimo D’Alema dalle vacanze natalizie, il «laboratorio» Puglia sembra sul punto di implodere. Ludovico Vico, parlamentare tarantino del Pd, confida al collega Ermete Realacci: «Sai come andrà a finire? Che ci toccherà tornare da Nichi Vendola col cappello in mano a pregarlo di candidarsi». E la famosa alleanza con l’Udc? «Quelli andranno col centrodestra».
Un problema non da poco, perché la Puglia per il centrosinistra è (con il Lazio o il Piemonte) una delle regioni-test: «Una di quelle - spiega Sergio D’Antoni - che faranno la differenza tra una disfatta e un risultato accettabile». In Puglia però è successo che l’altra sera il candidato in pectore dell’asse Pd-Udc, il lettiano Francesco Boccia, ha avuto il primo faccia a faccia col governatore uscente, e Vendola gli ha chiarito che non ha alcuna intenzione di ritirarsi dalla gara, né con le buone né con le cattive. E avere Vendola contro e con una sua lista, per il Pd, sarebbe un disastro elettorale: «Nichi rischia di fare un risultato a due cifre», assicura Vico: voti tolti in gran parte al Pd. E ieri è arrivato il «voltafaccia» di Michele Emiliano: il vertice del Pd pugliese, presente lo stesso Boccia oltre al segretario regionale dalemiano Sergio Blasi, non ha ottenuto il via libera alla candidatura da parte del sindaco di Bari. Un via libera fondamentale, perché Emiliano conta ben 38 suoi eletti nell’assemblea regionale del Pd, che si dovrebbe riunire sabato prossimo per votare (a scrutinio segreto) la proposta di candidatura e la «deroga» alle primarie. Che Vendola chiede ma Boccia e i suoi supporter non vogliono. Insomma, senza i voti di Emiliano la maggioranza dalemian-bersaniana non ha i numeri per imporre il suo candidato. Tanto più che i franceschiniani ma anche i «bindiani» pugliesi sono contro Boccia. Emiliano, scottato dalla vicenda che lo ha visto prima candidato e poi fuori gioco dopo che Bersani ha stoppato la leggina ad personam per evitargli le dimissioni da sindaco, ha fatto sapere di dover «consultare i suoi». E ieri sera la situazione era molto incerta: «Possiamo forzare su Boccia e contro le primarie solo se siamo certi di avere una solida maggioranza - spiegava un dirigente nazionale che segue la vicenda pugliese - ma se non abbiamo questa certezza, alla fine dovremo tornare a Vendola». E pure con le primarie, alle quali potrebbe presentarsi come candidato di bandiera Pd Blasi.
Vendola ieri sera gongolava. Anche perché, raccontano dalle parti di Sinistra e Libertà, Emiliano lo avrebbe chiamato per rassicurarlo sulla sua intenzione di aiutarlo. «I vertici del Pd - spiega l’ex capogruppo del Prc Gennaro Migliore - si sono illusi che Nichi potesse essere “comprato” e convinto a ritirarsi, magari promettendogli un ruolo da leader del Sud o un gruzzolo di parlamentari alle prossime politiche. Non hanno capito che per Vendola era una questione di principio». Quanto all’Udc, il segretario regionale Angelo Sanza allarga le braccia: «Ormai bisogna uscire da questo circolo vizioso di scaricabarile.

Noi abbiamo detto che Emiliano ci andava bene, ma il Pd lo ha affondato. Ci hanno proposto Boccia e noi abbiamo detto va bene. Se poi non riescono a votarselo in Assemblea regionale è un problema loro: non possono scaricarci addosso il loro congresso perenne».

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