La vendetta di Gheddafi: Libia vietata agli europei

Una ritorsione contro la Svizzera. È questa la ragione che in poche ore ha trasformato il braccio di ferro che da due anni vede fronteggiarsi Tripoli e Berna in una guerra diplomatica che ha messo in subbuglio le cancellerie di tutta Europa e rischia di trascinarsi nei prossimi giorni con pesanti ripercussioni politiche ed economiche. Il Colonnello non ce l’ha fatta a restare a guardare. Gheddafi ha mal digerito la decisione della Confederazione elvetica - che a fine estate ha emanato un decreto per evitare a 188 libici, compreso lui stesso e la sua famiglia, di entrare in Svizzera - ed è passato ieri al contrattacco, con misure molto più drastiche: la Libia ha annunciato che non rilascerà più visti d’ingresso ai cittadini dell’area Schengen e non ammetterà sul suo territorio coloro che nel frattempo arrivano. Dal provvedimento restano esclusi i britannici (fuori dall’area Schengen).
Intanto all’aeroporto di Tripoli le autorità italiane lavorano per limitare i disagi dei nostri connazionali. Dei 60 arrivati ieri, sei sono già stati rimpatriati - tre con lo stesso aereo sul quale erano arrivati, un volo Alitalia partito da Roma domenica notte - e altri tre nel tardo pomeriggio di ieri, ha fatto sapere il console generale Francesca Tardioli, che li ha assistiti. Sono tutti uomini d’affari, segno che il provvedimento rischia di avere conseguenze gravi per le aziende italiane. Nello scalo restano al momento bloccati altri 7 connazionali. «Stiamo dando assistenza e stiamo cercando di risolvere tutti i casi singolarmente», ha detto il console, che ha promesso di aspettare in aeroporto l’arrivo dell’ultimo volo da Roma. Per evitare ulteriori disagi ieri la Farnesina ha sconsigliato agli italiani di mettersi in viaggio verso la Libia. E sempre l’Italia ha annunciato che porterà il caso a Bruxelles, all’attenzione dei ministri degli Esteri dell’Unione in agenda il 22 febbraio. In una nota, intanto, la Commissione europea ha già fatto sentire la sua voce e «deplora la decisione unilaterale e sproporzionata delle autorità libiche».
Ma dai microfoni di Sky Tg24 il ministro degli Esteri Franco Frattini - che si dice «seriamente preoccupato» della misura adottata da Tripoli e chiede alla Libia di «ripensarci» - non manca di sottolineare le responsabilità di Berna. Il capo della Farnesina mette in discussione la decisione svizzera di dichiarare persona non grata Muammar Gheddafi e altri 187 libici e accusa: così Berna «prende in ostaggio tutti gli altri Paesi Schengen. La Svizzera risolva i propri problemi ma non a spese dell’Italia e di altri Paesi». E prospetta l’ipotesi di risolvere la questione con un visto che valga per tutto il territorio Schengen tranne che per la Svizzera.
Berna, dal canto suo, per tutto il giorno non ha commentato la notizia e ha lasciato che una dichiarazione scarna del ministero degli Esteri ribadisse la sua linea dura: «Il governo svizzero ha deciso alla fine dell’estate 2009 una politica dei visti restrittiva nei confronti della Libia - ha detto il portavoce Lars Knuchel -. Tale politica è ancora applicata».
La guerra diplomatica Berna-Tripoli dura ormai da più di due anni. All’origine della crisi - era il 5 luglio del 2008 - il fermo di Hannibal Gheddafi, figlio del Colonnello e della moglie, in un grande albergo ginevrino dopo la denuncia per maltrattamenti sporta contro di loro da due domestici. La coppia fu liberata dopo due giorni di detenzione e dietro pagamento di una lauta cauzione. Ma Gheddafi già allora non aveva tollerato lo sgarbo e aveva reagito imponendo misure durissime, tra le quali la sospensione temporanea delle forniture di petrolio alla Svizzera, il blocco dei collegamenti aerei e il ritiro di depositi libici dalle banche elvetiche (circa 5 miliardi di euro). Non solo. In Libia restano ancora due uomini d’affari svizzeri, trattenuti nel Paese dal luglio 2008 con l’accusa di aver violato le norme sui visti.
L’inatteso stop imposto ieri da Gheddafi intanto ha finito per infiammare anche il dibattito politico in Italia.

«La misura è inaccettabile - ha detto Sandro Gozi, capogruppo del Pd nella commissione Politiche della Ue della Camera - e ci aspettiamo un’immediata telefonata del presidente del Consiglio Berlusconi al suo amico Gheddafi, a meno che la loro amicizia non arrivi alla accettazione passiva della ritorsione libica». Per Margherita Boniver, presidente del Comitato parlamentare su Schengen, quella del governo libico è «una decisione autolesionista che lascia stupiti».

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