Dopo la creazione della RSI-Repubblica Sociale Italiana, lItalia si spaccò in due parti, con rancori incrociati che spesso sfociavano in terribili fatti di sangue. Anche i sentimenti come lamore non passarono indenni attraverso questa vera e propria guerra civile, dallodio e dalla vendetta. Quello che accadde nel triangolo rosso della morte, Vado LigureValleggiaQuiliano è proprio un classico esempio da manuale dellodio, spinto alle estreme conseguenze.
Dopo il 43 le prime formazioni partigiane comuniste iniziarono a formarsi e ad operare, nei centri abitati come quelli che formavano il triangolo rosso della morte, nulla passava inosservato ai delatori partigiani, che indicavano ai gruppi armati, imboscati sulle alture, i bersagli da colpire: in genere si trattava di obiettivi a carattere militare ma, purtroppo si trattava anche di civili, e persino donne che nulla avevano a che fare con le formazioni armate repubblichine.
Ivonne Pesce, di appena diciotto anni e Anna Baudo, furono assassinate nel dicembre, il 12, del 1944, quindi molto prima della liberazione. Non erano ausiliarie della Repubblica Sociale Italiana, non erano spie fasciste, non portavano con sé armi o generi di borsa nera, avevano solo il torto di essere innamorate. Fin qui non ci sarebbe nulla di male, ma le sventurate erano innamorate di due giovani in divisa. La divisa era quella della San Marco, quindi agli occhi dei partigiani rossi, le due donne avevano tradito ed erano passibili, solo ed unicamente per questo amore, di essere sequestrate e punite in modo esemplare. Ma cera unaltra aggravante: una delle due, Ivonne, la più giovane, era desiderata e corteggiata da un capo partigiano della zona, che fattosi avanti per proporsi, ottenne dalla giovane donna, già impegnata sentimentalmente un netto rifiuto.
Da quel momento di mise in moto il solito ignobile meccanismo che avrebbe giustificato, negli anni seguenti centinaia di delitti, di sequestri, di ruberie, di violenze... Crimini tutti coperti dalla «lotta contro il fascista ed il nazista invasor...». Quindi le due donne vengono sottoposte ad un ostracismo totale da parte della gente della valle di Vado Ligure, ordinato dai partigiani comunisti. Il primo atto per portare a compimento lannullamento delle due povere ragazze. Il crimine nella sua totalità viene effettuato a dicembre del 1944, il 12, un gruppo di partigiani armati si reca nottetempo presso le abitazioni di Ivonne Pesce e Anna Baudo, le sequestra, sotto la minaccia delle armi, impedendo ai parenti di fare qualsiasi gesto in difesa delle ragazze.
Le ragazze vengono trascinati in località Tagliate di Quiliano, sopra gli abitati di Quiliano e Valleggia, saranno sottoposte ad una violenza collettiva dal branco per punirle del loro amore profano condiviso per i due giovani Marò della San Marco. Dopo lo stupro, il branco le uccide e le fa scomparire, per tacitare ogni testimonianza e sospetto sugli assassini, peraltro notissimi e temutissimi.
Nessuno degli stupratori e degli assassini, nei decenni a seguire, ha mai speso un parola per compiangere le poverette o per pentirsi del gesto terribile che continuò ad essere catalogato come facente parte della agiografia della resistenza.
In realtà fu uno dei tanti ignobili gesti di violenza, ottusa e interessata, che caratterizzò la guerra civile dal 43 al 47.
La differenza fu che il duplice omicidio avvenne molto prima del 25 aprile del 1945. Le due ragazze non furono mai trovate, ancora oggi i loro corpi o quello che ne rimane dopo 66 anni, si trovano spersi in qualche forra della valle della morte.
Uno storiografo dei partigiani, autore di un libro sullargomento, ammise, pur a denti stretti che forse le due povere ragazze erano innocenti e non dovevano essere «giustiziate»... Chissà se Ivonne e Anna saranno soddisfatte di queste ipocrite e tardive parole?
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