Vasi, statue, brocche, armadi e tavolini o un bronzo piuttosto che una caffettiera dargento. Oggetti dantiquariato non di grande valore artistico ma realizzati almeno 50 anni fa. Chissà quanti ne vendono gli antiquari italiani ai turisti stranieri in estasi per il nostro patrimonio culturale. Non è così. Perchè la procedura di autorizzazione da parte della sovrintendenza competente è complessa e costosa. Il manufatto deve essere portato - letteralmente - alla sovrintendenza. Trascorrono almeno 40 giorni. E quando liter si è concluso goodbay, compratore: il turista se nè già andato da un pezzo e farsi spedire il souvenir gli costerebbe più di quel che vale loggetto. Di questa annosa questione gli antiquari italiani dibattono da anni cercando un accordo e invocando la tanto decantata semplificazionè burocratica. «Quando si presenta in bottega uno straniero - dice Furio Velona, antiquario di via dè Fossi, presidente dellAssociazione Antiquari Fiorentini. - e vuole, per esempio, un vaso giapponese che vale 500-600 euro, mi dice ecco qui i soldi, lo prendo. Non va così: io devo portare il vaso alla sovrintendenza e aspettare almeno 40 giorni per ottenere il certificato.
Quando poi ho ottenuto lok il compratore spesso non cè più». E dire che di opere darte trafugate ed esportate illegalmente allestero le cronache nostrane abbondano. «In barba ai rigidissimi controlli» osservano sconsolati gli antiquari.Vendi brocca antica? La burocrazia fa scappare i clienti
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