Politica

Dalla vendita di camomilla alle nozze dei carabinieri: al macero 3574 leggi inutili

Era ancora in vigore una norma sui piccioni viaggiatori e una sul trattamento economico degli equipaggi navali catturati dal nemico

da Milano

Duro colpo per il Re e la Regina d’Italia. Il Parlamento italiano, di soppiatto, li ha privati del diritto di godimento sulla proprietà altrui, sacrosanto privilegio nobiliare meglio noto alle stirpi di sangue blu con il nome di «enfiteusi». Pazienza se la monarchia in Italia non c’è più da sessantadue anni. La legge, quella, c’era ancora. Ops, dimenticata lì. Ma è solo una delle tante norme anacronistiche cadute sotto l’accetta del Grande Semplificatore, ovvero il ministro Roberto Calderoli, che si è divertito come un matto a tagliare, «più di quando facevo il chirurgo».
In tutto sono 3574, tremilacinquecentosettantaquattro, mica bruscolini. Leggere l’allegato «A» del decreto, 247 pagine di leggi inutili, è come sfogliare un manuale surreale di storia patria, dove le norme sopravvivono nel tempo, dall’Unità d’Italia ai giorni nostri, a prescindere da qualunque cambiamento tecnologico, al riparo dagli eventi della storia. Così, per esempio, scopriamo che era ancora in vigore una tassa per la fabbricazione di alcol e birra e una per la «Bonifica dell’Agro Romano», datata 11 dicembre 1878, come se nell’Agro Pontino ci fossero le paludi. Internet? No, i piccioni viaggiatori: c’è una norma che disciplina le comunicazioni con i volatili, ma c’è anche una legge per dare il titolo di pubblico ufficiale all’operatore del sistema teleuditivo. Scopriamo che esiste ancora l’avanspettacolo, prima della proiezione cinematografica, anche se nessuno ha avvertito i multiplex di assumere attori e ballerine per il cabaret in sala. E non sapevamo di avere un chiaro riferimento normativo per «la concessione per tranvia a trazione meccanica».
È tutto un amarcord felliniano, una lettura alla Edmondo De Amicis. C’è l’Italia che scopre le nuove povertà metropolitane, e interviene nel 1884 con delle «Norme pel mantenimento dei mendicanti a cui devono concorrere alcuni enti contemplati dalla legge sulla pubblica sicurezza». E che dire della paterna preoccupazione del legislatore per il corpo dei Carabinieri? Le nozze del brigadiere sono affare di Stato, e il Parlamento nel 1965 si premura di stabilire che per prendere moglie, il militare non deve essere arrivato alla soglia critica dei 30 anni. È il 1° marzo del 1965 quando vengono introdotte le norme «per la riduzione da 30 a 28 anni del limite di età per la concessione dell’autorizzazione a contrarre matrimonio a brigadieri, vice brigadieri e militari di truppa».
In 150 anni di storia si accavallano norme di ogni tipo, a seconda dei problemi che attraversa il Paese, delle fasi storiche, delle guerre, delle scoperte. Ma tutto poi rimane, perché tutti si dimenticano di abolirle quando diventano obsolete. E così ci ritroviamo ancora una norma che disciplina la «gestione patrimoniale e finanziaria dello Stato in periodo di guerra». E pure un’altra legge risalente al secondo conflitto mondiale, che ci spiega tutto sul «trattamento economico degli equipaggi sulle navi catturate dal nemico», un reperto storico datato 7 aprile 1941, mentre le truppe dell’Asse marciavano sulla Jugoslavia.
I beni vanno razionati, con la guerra alle porte, e non ci si può permettere il lusso di raccogliere erbe officinali così, come se nulla fosse. Ora le troviamo all’Esselunga e non ci facciamo caso, ma nel 1940 era necessaria una ferrea disciplina «per la raccolta e la vendita della camomilla». Ne devono aver presa troppa i ministri repubblicani che non si sono mai accorti della sopravvivenza di queste leggi inutili.
Che dire allora della legge «sull’acquisto di carbone per la Regia Marina», norma che è intatta dal 1096. E le fotocamere digitali fanno un baffo alla norma del 1923 sulla «riproduzione tramite fotografia di cose immobili e mobili», così come i telefoni cellulari se ne impipperanno delle regole per la «trasmissione a distanza di correnti».
Tra un po’ toccherà agli enti inutili, finire sotto la ghigliottina di Calderoli, probabilmente a dicembre. Anche se lì la faccenda è più complessa perché «ce ne sono talmente tanti che nessuno sa esattamente quanti siano, un censimento non esiste e forse qualcuno è pure nascosto».

Primo tra tutti l’ineffabile Iged (Ispettorato generale per la liquidazione di enti disciolti), ovvero l’ente che doveva liquidare gli enti inutili, dichiarato inutile nel 2002 e costato 50 milioni di euro l’anno.

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