Politica

Vendita dei farmaci: la Coop ha «bruciato» anche il parlamento

Neppure il tempo di varare la legge sulla distribuzione di medicinali da banco che già dopo Ferragosto la catena di supermercati aprirà l’«angolo della salute»

Alessio Garofoli

da Roma

Pronti, via. A decreto Bersani appena convertito in legge, la Coop è già in grado di presentare i suoi punti vendita per le aspirine, «corner della salute» vengono chiamati. Chi parlava di un occhio di riguardo da parte del governo di sinistra, che con il mondo della cooperazione ha sempre avuto un rapporto speciale, forse non era troppo malizioso. Ieri, durante la presentazione del progetto alla stampa, il presidente della Coop Italia, Vincenzo Tassinari, si è presentato ai blocchi di partenza per lo sprint alla vendita dei farmaci da banco e a fare da apripista potrebbe proprio essere l’aspirina, anche se bisognerà aspettare mesi a causa dei tempi tecnici per ottenere l’autorizzazione. «È un nostro obiettivo preciso - ha spiegato Tassinari - e faremo tutto il possibile per accelerare i tempi di attuazione che dipendono anche dalle norme autorizzative». Il presidente del Consorzio nazionale del sistema Coop ha ricordato che più del 20% delle vendite generali di prodotti da supermercato sono a marchio Coop, con un volume d’affari di due miliardi di euro. Tuttavia, ha precisato Tassinari, nel campo farmaceutico «non abbiamo assolutamente in mente di fare i produttori ma di avviare partnership con le aziende. Il nostro marchio sarà a fianco al loro».
Tassinari ha assicurato che saranno accoglienti, riservati e distinti da un’insegna luminosa con la classica croce di color verde-turchese fluorescente, ma soprattutto saranno convenienti. Lì sarà possibile comprare farmaci senza l’obbligo di prescrizione medica con uno sconto minimo del 20%, poiché il decreto Bersani ha abolito il tetto massimo di riduzione del prezzo fissato dall’accordo fra il precedente Governo e Federfarma. Dietro al banco ci sarà un farmacista, come prevede il provvedimento, convertito in legge ieri dal Parlamento. Sugli scaffali verranno messi in vendita circa 300 tipi di farmaci, a copertura dell’80 per cento delle diverse aree terapeutiche. Ma anche prodotti generici per la salute e il benessere. Il fatturato è stimato in 250-300mila euro a corner, un affare d’oro per le cooperative.
La Coop punta ad aprire, entro l’autunno, 26 punti vendita, i primi tre già nei prossimi 15 giorni negli Ipercoop di Carpi (Modena), Ferrara e Bari. Per la fine di ottobre ne saranno pronti altri 26, per arrivare poi a un numero complessivo di 150 su tutto il territorio nazionale entro il 2007. Tutto merito della proverbiale efficienza del «modello cooperativo»? Di certo colpisce la velocità con cui le Coop hanno potuto allestire questi «corner» e definire prezzi, piani di apertura, assunzioni dei farmacisti. Tutto questo a fronte di una normativa che fino a giovedì non era ancora legge e che, in teoria, poteva essere fino all’ultimo stravolta in Parlamento, in particolare al Senato, per via dell’esigua maggioranza di cui dispone il centrosinistra.
Per di più, sul portale «Caltanet.it», si trovano annunci di una società di consulenza bolognese, che ricercava farmacisti per la grande distribuzione, datati 20 luglio. Ben prima che si sapesse che sul decreto sarebbe stata posta la fiducia. Secondo Benedetto Della Vedova, il patto tra Bersani e cooperative «era nelle cose». «La campagna della Coop perché si arrivasse a questa legge - dice il deputato di Forza Italia - è stata portata avanti alla luce del sole. La vera stortura è l’imposizione della presenza del farmacista.

Non ce n’è un gran bisogno perché si tratta di medicine che possono essere vendute senza ricetta, e senza dubbio è un regalo alla grande distribuzione, l’unica che può permettersi di adempiere a quest’obbligo».

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