Cronaca locale

Vendita Sea, dentro l’Udc o fuori il sindaco

Palmeri (Fi): «Non ci vogliono far vendere perché Penati spera di mettere le mani sulla Serravalle»

Vertice del centrodestra a pranzo, consiglio comunale convocato per il pomeriggio. L’affaire Sea arriva alla stretta finale e oggi finalmente si capirà se la «quadra», invocata da Gabriele Albertini, è a portata di mano. In ballo gli almeno 600 milioni di euro che il sindaco vuole incassare dalla cessione del 34 per cento della società aeroportuale che gestisce gli scali di Linate e Malpensa. Operazione contro cui l’opposizione alzerà le barricate (già 50 gli emendamenti presentati), ma che non entusiasma nemmeno i banchi del centrodestra. Troppo vicina (a primavera) la prossima campagna elettorale con il pericolo che la cessione si trasformi in un boomerang, ma soprattutto troppo concreto il rischio che a spendere i soldi incassati non sia chi è chiamato alla maratona per votare la delibera, ma i prossimi inquilini di Palazzo Marino.
Praticamente plenaria la riunione. Foltissima la delegazione di Forza Italia composta dal commissario regionale Mariastella Gelmini, da quelli cittadini Luigi Casero, Maurizio Lupi e Tiziana Maiolo e dal capogruppo Manfredi Palmeri. Per An Ignazio La Russa, il vicesindaco Riccardo De Corato e Stefano Di Martino, Giancarlo Giorgetti per la Lega, Bruno Tabacci e Giovanni Testori per l’Udc. L’accordo, almeno sulla carta, dovrebbe essere fatto. Unica incognita l’Udc, soprattutto dopo l’improvvisa apparizione di Bruno Tabacci qualche giorno fa. Il presidente della commissione Attività produttive della Camera e commissario provinciale dell’Udc, a tavola con il sindaco dovrà render conto della sua contro-proposta. Ovvero il ritorno alla decisione del 2001 di collocare la Sea in Borsa e non con un’asta pubblica.
Fiducioso Manfredi Palmeri che anticipa gli emendamenti (le modifiche alla delibera) stilati dai consiglieri. Al primo punto la richiesta di un «parere di congruità espresso da un terzo indipendente sul prezzo base d’asta». Qualcuno, insomma, che si prenda la responsabilità, oltre all’advisor già interpellato, di dichiarare se vendere a 600 milioni di euro sia un buon affare. Seconda condizione è che a partecipare all’asta siano almeno due concorrenti. Al terzo punto «l’eliminazione di parte dei patti parasociali». Gli accordi preventivi tra soci che garantirebbero maggior potere a chi entra. «Questi emendamenti - spiega l’azzurro Palmeri - hanno il pregio di essere compatibili con il patto di maggioranza siglato dai segretari e di perfezionare allo stesso tempo la delibera. Un miglioramento che renderà possibile aggregare più consenso in consiglio». In soldoni, se saranno accolte le richieste dei consilieri, sarà più facile convincerli a stare in aula per votare. Ma Palmeri attende anche l’attacco del centrosinistra. Che, a sorpresa, arriverà anche da Palazzo Isimbardi. «L’opposizione - spiega - non vuol farci cedere la Sea perché Penati spera di mettere le mani sulla Serravalle. Dev’essere chiaro che la sua offerta è ridicola e addirittura offensiva. La Provincia ha il 36 per cento e si deve rassegnare al fatto che il Comune abbia un ruolo importante.

Non gli lasceremo bloccare le opere pubbliche come sta già facendo con la Pedemontana e la BreBeMi».

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