Almeno per una volta, le perdite sono state tutte (o quasi) degli altri. Delle Borse europee che hanno pagato ieri l’ennesimo dazio alla crisi finanziaria sotto forma di altri 80 miliardi di euro di capitalizzazione andati in fumo. Incappata in un altro black-out temporaneo dopo quello di giovedì scorso, Piazza Affari se l’è cavata invece con un calo modesto, dello 0,7%. Ma la settimana è stata un lungo calvario ovunque, tra continue fratture delle faglie di resistenza, quotazioni tornate ai livelli visti solo dopo il fallimento di Lehman Brothers e una sensazione di panico dilagante, incontrollabile.
Situazione grave, da codice rosso, al punto da rendere bollenti le linee telefoniche tra l’America e l’Europa. I governi del Vecchio continente sono in continuo contatto con Obama. E non solo. Ieri il ministro Giulio Tremonti ha avuto un lungo colloquio con il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner. E in serata, il premier Silvio Berlusconi ha annunciato un G7 dei ministri delle Finanze «a giorni». Per uscire da questo vicolo cieco, molti economisti suggeriscono infatti uno sforzo comune di contrasto alla crisi da parte dei principali Paesi industrializzati. Difficile tuttavia che ciò possa avvenire. «Questo non è un problema americano», ha detto a chiare lettere Austan Goolsbee, consigliere economico della Casa Bianca. Per rassicurare i mercati basterebbe forse un’azione coordinata da parte dell’Europa. Un segnale forte che indichi con chiarezza che le armi per respingere l’assalto all’euro ci sono e, se necessario, saranno usate. Quali? È «fondamentale», ha spiegato il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn che il nuovo fondo salva-Stati «sia operativo entro inizio settembre».
Meglio se con una forza d’urto ben superiore agli attuali 440 miliardi di euro, se davvero si vuole combattere la speculazione. Provando così a far rientrare le tensioni che ieri, per la prima volta, hanno portato lo spread Btp-bund a quota 410, un livello perfino superiore al differenziale tra il Bonos spagnolo e i decennali tedeschi.
Insomma: per i mercati, Madrid è più affidabile di Roma, anche se il grado di rischio resta in entrambi i casi elevato. La Bce, secondo l’agenzia Reuters, si sarebbe detta disposta ad acquistare nostri titoli in cambio di un’anticipazione delle misure anti-crisi, in particolare quelle che riguardano il welfare. Vero? Falso? «No comment», è stata la risposta dell’Eurotower. In ogni caso, Italia e Spagna «non hanno bisogno» di alcun piano di salvataggio, ha detto Rehn, perché «sono sulla strada giusta per raggiungere i loro obiettivi di consolidamento fiscale». Rehn chiede comunque riforme strutturali per sostenere la crescita. Il nostro Pil, infatti, stenta: nel secondo trimestre è salito dello 0,3% sul trimestre precedente appena dello 0,8% rispetto all’aprile-giugno 2010. E frena ancora la produzione industriale, con un -0,6% mensile in giugno che lima allo 0,2% l’incremento rispetto a un anno fa.
Quanto alle Borse, l’ultima seduta della settimana è stata un continuo saliscendi, segno di grande nervosismo. Le indicazioni superiori alle attese alle stime venute dal dato sull’occupazione Usa in luglio (+117.000 posti di lavoro, tasso di disoccupazione calato dal 9,3 al 9,1%), avevano rimesso in piedi gli indici dopo una mattinata ancora in rosso.
Ma già nel pomeriggio, il pessimismo ha ripreso a prevalere a Wall Street dopo il crollo di giovedì (comunque in rialzo dell’1% a un’ora dalla chiusura), con cali finali pesanti a Londra (-2,71%), Parigi (-1,26%) e Francoforte (-2,78%). Per l’Europa è stata la peggiore settimana dall’ottobre 2008, con una perdita vicina al 10% (-9,8%).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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