«In Veneto competizione dura ma il Pdl resterà primo partito»

Alberto Giorgetti, sottosegretario all’Economia e coordinatore veneto del Pdl, non si nasconde dietro le parole: «Con la Lega sarà competizione vera e dura». Il rischio del sorpasso è reale: il buon governo locale del Carroccio, gli strappi di Fini su sicurezza e immigrazione, l’accantonamento di Galan vissuto come un «tradimento» potrebbero costare cari al Pdl, che oggi supera i padani dell’1 per cento scarso.
Pdl e Lega sono alleati, hanno lo stesso candidato, ma faranno una campagna elettorale fratricida per la leadership.
«Preferisco chiamarla competizione, non voglio pensare a una battaglia “contro”. Comunque incontreremo nei prossimi giorni Zaia e Gobbo per definire innanzitutto il programma, che ci unisce negli obiettivi strategici, e poi le regole con cui fare campagna elettorale».
Teme colpi bassi?
«Sarà competizione vera, dura, ma dev’essere leale e corretta tra due partiti sinergici ma che su certi argomenti hanno sensibilità diverse. Ognuno enfatizzerà le proprie caratteristiche».
Esempio?
«Il Pdl ha un respiro nazionale diverso dalla prospettiva localistica della Lega».
È il terzo anno di fila che la Lega punta al sorpasso al Nord. Sembrano più motivati di voi.
«Lo capisco, è comprensibile. Ma noi siamo fiduciosi. In giro l’umore è buono. La trattativa ha garantito al Pdl le deleghe più importanti. Il Veneto avrà un ministro in più, cioè Galan. Resteremo noi il primo partito».
A proposito di Galan: ha detto che non si svenerà per Zaia.
«Galan ha vissuto la vicenda con grande imbarazzo. Ora abbiamo trovato una soluzione assieme a Berlusconi e nei prossimi giorni sarà compito nostro (ma credo anche della Lega) riuscire a motivarlo per una piena campagna elettorale a sostegno della coalizione. Galan dev’essere l’immagine forte del Pdl veneto. Contiamo su di lui e contiamo che cambi atteggiamento».
Lei proviene da An: non teme che le posizioni di Fini sull’immigrazione possano spostare voti dal Pdl alla Lega?
«Il Pdl ha chiarito la posizione del partito e sarà importante comunicarlo bene. E sull’integrazione degli stranieri, abbiamo esempi straordinari da Treviso a Verona ad altre città: su questo il Pdl veneto non teme rivali».
Ma gli argomenti di Fini non sono popolari da queste parti.
«Fini ha lanciato alcuni messaggi su argomenti sensibili all’interno del dibattito politico, punto. La tenuta vera nelle prossime regionali, come sempre è successo in Veneto, riguarderà l’azione del governo e i nostri 15 anni di buona amministrazione. Abbiamo avuto ottimi amministratori, li abbiamo tuttora, qui si costruisce il consenso».
Un anno fa, alla vigilia delle europee, Berlusconi disse che in Veneto avrebbe governato chi prendeva un voto più degli altri.
«È vero. Purtroppo non sarà così, anche se abbiamo preso molti voti più della Lega. Ma i veneti ci premieranno ancora».
Non crede invece che i vostri elettori prenderanno la candidatura di Zaia come un cedimento?
«Il rischio c’è. Ovvio che la candidatura di un leghista porta una rendita di posizione più forte in capo alla Lega».
Che contromisure prenderete?
«Berlusconi ha dato prova di credere nel Pdl veneto dandogli una prospettiva nazionale con Galan ministro. Non si tratta di un abbandono ma di un equilibrio necessario anche per la tenuta del governo nazionale. I nostri leader hanno garantito una grande campagna elettorale in Veneto. E poi spiegheremo che l’equilibrio raggiunto nell’alleanza sposta totalmente l’asse del governo regionale al Pdl. Avremo le deleghe più significative come numero e come peso».


Quindi riprenderete la sanità, da anni feudo leghista, pari all’80 per cento del bilancio?
«E anche l’agricoltura e le infrastrutture».
E se il sorpasso dovesse avvenire davvero?
«Non sarà un dramma, resteremo sereni. Ma non avverrà».

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