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La domanda può nascere ammirando il nuovo ponte di Calatrava che attraversa il Canal Grande fra Piazzale Roma e la Stazione ferroviaria Venezia Santa Lucia: un’opera architettonica che ricorda - quanto a fascino - la sinuosità di una top model. Ma le cose cambiano quando dall’arte si passa alla funzionalità: l’indubbio appeal estetico del disegno firmato dal famoso ingegnere «pitto-scultore», Santiago Calatrava, pare infatti inversamente proporzionale alla razionalità pratica del ponte, insomma alla sua concreta fruibilità.
A preoccupare sono soprattutto una serie di nuove magagne tecniche che faranno slittare ulteriormente l’inaugurazione del ponte. Il sito del quotidiano La Nuova Venezia, che nei giorni scorsi ha affrontato la questione non risparmiando le critiche, è stato subissato da centinaia di post di veneziani indignati. Al centro delle critiche tempi, costi e caratteristiche tecniche del progetto, i cui «punti deboli» si stanno moltiplicando in maniera allarmante. Dopo le polemiche per la statica un po’ troppo «ballerina», l’ultimo difetto riguarda lo spettacolare sistema di illuminazione dal basso. Grande scenografia, ma una «trascurabile» controindicazione: i faretti super griffati non permettono di vedere bene i gradini di vetro, col rischio di far ruzzolare per terra i malcapitati pedoni. Sembra una barzelletta e invece la cosa è terribilmente seria, tanto che è già stato deciso di installare un’illuminazione aggiuntiva dall’alto con tanto di faretti nelle alzate.
Un altro grosso problema è quello della manutenzione dell’opera, che comporterà costi molto elevati per l’amministrazione. «Il ponte è molto bello - spiega l’ingegner Luigi Chiappini della Direzione lavori - ma i suoi costi di manutenzione non saranno normali. Oltre al monitoraggio continuo della statica, a pesare sarà la gestione dei materiali. Il vetro dei gradini e dei parapetti presenta delle difficoltà di pulitura e se si rompe un elemento, sarà necessario ordinarlo di nuovo, perché ognuno di essi è diverso dall’altro. Possiamo dire, per quest’opera: “Che ci aiuti Dio e la fortuna”».
Fino al 1850, il Canal Grande era oltrepassato solamente dal ponte di Rialto: nel giro di dieci anni gli austriaci realizzarono due ponti in ferro, uno davanti alle Gallerie dell’Accademia e uno di fronte alla stazione ferroviaria, che tra il 1934 e il 1938 vennero sostituiti rispettivamente dal ponte provvisorio in legno all’Accademia e dal ponte degli Scalzi. Nel 1997 l’amministrazione comunale incaricò l’architetto spagnolo Calatrava di progettare un quarto ponte.
La scelta di Calatrava è stata mirata, essendo autore di ponti famosi, come ad esempio il Puente de la Mujer di Buenos Aires, il Puente del Alamillo sul Guadalquivir e l’Oberbaumbrücke di Berlino.
«Un progetto squisitamente moderno - ha osservato il quotidiano
inglese The Independent -, ma che stilisticamente non fa a pugni con lo scenario, aiutato dal fatto di essere costruito in vetro e marmo dell’Istria, il materiale più usato a Venezia».Attenti però a non inciampare...
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