da Reggio Emilia
Un sms pieno di disperazione: «Mamma non ce la faccio più». Poi quel tragico volo dalla Pietra di Bismantova, nel Reggiano. Il corpo del giovane che precipita per una decina di metri, schiantandosi con un suono cupo.
Ma ora su quello che era stato - forse troppo velocemente - ritenuto un suicidio, la magistratura ha deciso di indagare più a fondo. E così nove giovani amici e conoscenti dello studente ventunenne che sabato notte si è gettato hanno ricevuto avvisi di garanzia dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, che coordina le indagini sull'episodio.
L'ipotesi sulla quale si muove il pm è che il gruppo, formato da ragazzi maggiorenni della zona di Castelnovo Monti, per lo più studenti, figli di professionisti, possa aver sottoposto il ragazzo ad atti di nonnismo e di bullismo che lo avrebbero umiliato al punto di spingerlo al gesto estremo.
Sentiti tutti, in un primo tempo, dai carabinieri di Castelnovo Monti, i giovani sospettati sono stati successivamente convocati dal magistrato.
Assistiti dall'avvocato Domenico Noris Bucchi, i ragazzi hanno cominciato a sfilare davanti al pm. Quattro di loro sono già stati ascoltati, gli altri compariranno nei prossimi giorni. Il sostituto procuratore, dopo aver disposto martedì, dopo le esequie, un ulteriore esame necroscopico sul corpo della vittima, prosegue a ritmo serrato le indagini ascoltando testi e ordinando perquisizioni, già eseguite nelle abitazioni di alcuni degli indagati.
Le forze dell'ordine cercherebbero, in particolare, immagini di abusi compiuti sulla vittima, in particolare nella notte dei festeggiamenti per l'Italia campione mondiale di calcio, al termine della quale lo studente sarebbe rientrato a casa con segni di pennarello sul corpo. Non sono note le ipotesi di reato per le quali si indaga. Sarebbero comunque legate alla violenza privata. Il pm ha ammesso che si ipotizzano episodi di nonnismo, ma «allo stato degli atti non si può per ora parlare di violenza sessuale».
Diplomato all'Istituto musicale, lo studente, autore del gesto disperato, frequentava con profitto l'Università di Parma. Figlio di un noto professionista della montagna reggiana, la sera di sabato della scorsa settimana lo studente aveva trascorso alcune ore in un bar della zona con gli amici, alcuni dei quali forse sono tra gli attuali indagati.
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