Almeno venti milioni di elettori hanno già votato negli Stati Uniti. E per Obama è una buona notizia. Il candidato democratico aveva invitato i suoi sostenitori ad avvalersi di questo diritto per evitare il caos di martedì prossimo e, soprattutto, per scongiurare il pericolo che molti potessero cambiare idea in questo ultimo, infuocato week-end elettorale. Missione compiuta: nei trenta Stati che riconoscono questa possibilità i seggi sono stati letteralmente presi d'assalto. E i sondaggi effettuati tra la gente in coda danno un responso inequivocabile: i sostenitori del senatore dell'Illinois sono risultati circa il doppio di quelli di McCain.
Un segnale forte, che conferma la grande motivazione dei sostenitori del senatore dell'Illinois, ma che non compromette le chances di successo del candidato repubblicano, perché quest'anno si prevede una partecipazione elevatissima. Venti milioni sono tanti, ma non sono decisivi quando gli elettori iscritti nei registri sono 188 milioni di cui almeno 135 eserciteranno il proprio diritto.
La partita, insomma, resta aperta. Le lunghe code, piuttosto, alimentano le preoccupazioni per quanto potrebbe accadere dopodomani. In certi seggi della Florida sono state segnalate attese fino a dieci ore. In una piccola città come Durham nella Carolina del Nord, è andata un po' meglio: due ore e cabine elettorali aperte fino alle cinque di ieri pomeriggio, 24 ore in più rispetto a quanto previsto dalla legge elettorale.
Il problema è che i cittadini non si limitano a scegliere tra Obama e McCain ma eleggono simultaneamente deputati o senatori o procuratori o, ancora, si esprimono su referendum locali, come quello in California che vuole impedire i matrimoni gay. Risultato: ogni americano impiega non meno di cinque-dieci minuti per esprimere tutte le preferenze.
Un caos annunciato che rischia di condizionare la giornata del 4 novembre.
MF
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