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Venus s’arrende, la sfida Williams è Serena

PAURA Dopo aver travolto la Safina, la «sorellona» è sembrata tesa ed ha tenuto solo nel primo set

Serena Williams vince Wimbledon davanti a un pubblico impassibile. Avari di applausi, i sudditi della regina non hanno saputo creare la degna cornice a una bella partita. Venus, che per tutto il torneo era apparsa fortissima, ieri contro la sorella minore si è rivelata fragile. Ha perso la misura del suo colpo migliore, il servizio, evidenziando grande nervosismo. Chi sa maneggiare una racchetta è consapevole di quel fenomeno strano che può colpire: dal dilettante al professionista. Quando subentra la paura, il lancio nella battuta diventa difficile. Il braccio si irrigidisce e la palla malignamente si incolla alle dita. Abbiamo visto Venus fermarsi troppe volte per ripetere senza successo il delicato rituale di preparazione. Cercare di scoprire le ragioni misteriose per le quali questo fenomeno possa avvenire a livello di una grande campionessa è difficile. Forse ce lo potrebbe spiegare uno psichiatra.
Da quando, 35 anni fa, ho cominciato a scrivere su Il Giornale mi sono imposta di spiegare ai meno esperti quanto il tennis sia diabolico. Un gioco subdolo che può addirittura regalare la vittoria a chi ha fatto meno punti dell'avversario. Quando poi si tratta di interpretare le sensazioni di creature femminili, i problemi si aggrovigliano. Figuriamoci cosa può accadere quando dietro agli aspetti squisitamente tecnici e sportivi esistono vincoli familiari e inconfessate rivalità. Forse fa bene Mr. Williams che dopo aver miracolosamente trasformato le sue bambine in due fenomeni quando si incontrano in finale le abbandona! Per lui l'importante è che vinca una Williams. E, a tutti coloro che attraverso calcoli strani cercano di leggere occulte strategie, dico che non c'è niente di più difficile che costruire una partita a tavolino.
Per quanto mi riguarda, ieri mi sono chiesta come deve essersi sentita Elena Dementieva, la bella giocatrice russa medaglia d'oro ai Giochi Olimpici, che due giorni fa in una semifinale appassionante si è arresa a Serena dopo aver avuto il match point! Quel minuscolo quindici avrebbe cambiato la sua vita. La cronaca del confronto tra Venus e Serena può riassumersi così: un inizio costruito su straordinari equilibri. Due fatali palle break non convertite da Venus sul 4-3 della prima partita che l'avrebbero mandata a servire per il set. Serena giocando meglio si è aggiudicata il tie break per 7 punti a 3. Da quel momento la finale è scivolata via per concludersi 6-2. In un’ora e 27 minuti Serena ha conquistato il suo terzo titolo di singolare a Wimbledon e la sua undicesima prova in un Grande Slam.

La cosa più brutta della finale? L'orrendo spolverino bianco con la doppia coda indossato da Serena prima e dopo il match. Il grande sarto inglese Ted Tinling sarebbe inorridito!

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