Onore e merito per aver dato voce al parere di un uomo sul dibattito «femminismo si o no». Perché parlarsi tra donne può essere riduttivo: si finisce per autocommiserarsi o incensarsi, in una prospettiva autoreferenziale e gioco forza parziale. Sul Giornale di ieri, il buon Massimiliano Parente, invece, la mette giù dura e in parte ha le sue ragioni. I discorsi sul femminismo oscillano sempre più tra omelie in onore del caro estinto o trite apologie.
Francamente sono stanca di questo dibattito sterile e moralista sul corpo delle donne. Di queste filosofe che dalla loro torre davorio doltralpe sputano sentenze sul decadimento della morale in Italia, sulloltraggio alla dignità femminile, sulla dittatura mediatica che svilisce le donne. Forse si sono svegliate ieri. Sono passati trentanni da quando ho realizzato una mostra dal titolo «Uso e abuso del corpo delle donne in pubblicità». Ma oggi sono solo lesivamente fuori tempo. Direi loro: è il progresso bellezza! E il progresso non ha mica un genere e non mi sembra che gli uomini facciano illuminati documentari ogniqualvolta il tronista di turno fa un calendario svestito né si immolano sullaltare del corpo svilito e vilipeso né gridano alla mercificazione allorché lultimo sondaggio svela che anche il sesso forte ricorre alla chirurgia estetica. Aggiungerei: è la libertà bellezza! E mi auguro che anche le donne con il burqua presto possano scegliere se girare scollacciate e andarsi a rifare le labbra.
Se fosse solo datato ed egocentrico, questo discettare sul corpo delle donne lascerebbe il tempo che trova. Il fatto è che comincia a essere assai rischioso. Ma è possibile che da mesi dobbiamo sorbirci i panegirici di compite studiose che dipingono le donne italiane come aspiranti escort o concorrenti di reality o come deficienti che passano la loro giornata a bere del calice puro della sapienza televisiva? Sarò io fuori dal mondo o vedo in tv anche donne capaci e brillanti che discettano di energia nucleare o di massimi sistemi economici? Sarò io che trovo in giro tante donne che pensano a lavorare a testa bassa spinte da unambizione che non è di genere ma è passione per il proprio mestiere? Sarò io che conosco tutte le madri preoccupate delleducazione delle figlie che si adoperano per dar loro esempi positivi? Comincio a pensare che questintellighentia femminile viva nelliperspazio ma soprattutto che stia facendo molti più danni della gramigna. Perché ha spostato il fuoco dal vero problema che le donne hanno in Italia. Annamaria Bernardini De Pace scrive giustamente che spesso cadiamo in un vittimismo autolesionista. Il vittimismo paga chi lo pratica perché consente di star dentro il coro sotto le luci della ribalta. E conviene allaltra metà del cielo perché chi fa la vittima finisce per accontentarsi degli scampoli di potere concessi. Se continuiamo a recitare la parte delle prefiche sconsolate non andremo da nessuna parte. Prendiamo coscienza piuttosto dei progressi fatti, come quel 60% di donne laureate, e coniughiamo al futuro i traguardi raggiunti, alzando barricate per questioni di sostanza. Per esempio, affinché ci siano più donne ai vertici della politica, delle istituzioni, delle aziende.
Per questo ho presentato tre proposte di legge per introdurre una percentuale minima di donne nei Cda delle aziende quotate e nei consigli delle Camere di Commercio e unAuthority che vigili e intervenga sulla presenza femminile nelle posizioni apicali della Pa e delle società partecipate. Peccherò di presunzione ma credo che questi siano i nodi da sciogliere, per cui battersi a testa alta. Questa, a mio avviso, è la versione matura di un femminismo evoluto. Un femminismo poco ideologico e molto pragmatico.
*deputata Pdl
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