La vera forza della fede di noi cattolici

L’inchiesta pubblicata dal Giornale ci dice che i cattolici ignorano i dogmi cattolici. Con tanta abbondanza di ore di religione nelle scuole e tanta pubblicazione di documenti ecclesiastici, questo fatto è certo spiacevole ma non preoccupante. Perché è sempre stato così: e, quando la fede era l'unica cultura del popolo, non si pretendeva la conoscenza della cristologia da parte di chi aveva la «fede del carbonaio». La fede cristiana è altra cosa dalla conoscenza analitica delle parole dogmatiche. L'argomento nella fede non è il suo contenuto dottrinale, è l'autorità di Dio rivelante, che si manifesta in Gesù Cristo. L'«affetto del cuore» rivolto verso Gesù e Maria è il modo in cui il cuore credente percepisce il mistero divino nella sua rappresentazione umana.

È stata la riforma protestante che ha fatto di ogni cristiano il lettore della Bibbia, cioè ne ha fatto un potenziale intellettuale, obbligandolo a diventare esegeta. Ma la Chiesa cattolica è la Chiesa dei semplici, dei poveri contadini irlandesi e non dei colonizzatori britannici. L'ignoranza dogmatica non fa un grande problema. Gesù e Maria, Cristo e la sua Chiesa, la figura del Papa costituiscono il salto dal mistero del mondo alla luce di un altro mondo. Se dovessimo considerare la Chiesa cattolica solo dagli intellettuali, che sono divenuti una forma della sua assimilazione del moderno, dovremmo dire che il Cristianesimo si identifica con l'amore del prossimo. E quindi che la fede non è indispensabile. Un cattolico medio deve oggi resistere alla nuova eresia, quella che pretende di ridurrela fede all'amore del prossimo, come una verità autoevidente.

Ora la fede comanda l'amore del prossimo ma come estensione dell'amore a Dio e dell'amore di Dio che viene partecipato mediante la fede. Gramsci prevedeva che fosse la prassi a risolvere i cattolici nella realtà secolare: e non è stata la prassi rivoluzionaria, bensì la crisi della rivoluzione nel mondo e l'avvento del nichilismo postmoderno a indurre i cristiani a banalizzare il Cristianesimo nelle pure opere senza riferimento alla fede e alla grazia. Vedo che le folle corrono da Papa Benedetto che è tutto inteso a dare un significato storico all'identità cattolica proprio contro l'avvolgimento della mancanza di senso, del nichilismo che avvolge l'Europa dopo la fine del moderno. Mi pare anzi che questo Papa dia alla debolezza della fede una identità storica, ne faccia il fondamento delle radici cristiane d'Europa nel momento in cui l'Europa svanisce travolta dal nichilismo post razionalista e dal fondamentalismo islamico. Ciò dà al cattolico un senso storico, in senso di essere «sale della terra, luce delmondo» ed esprimere così proprio la civiltà della ragione che il nichilismo e il fondamentalismo, di fatto insieme alleati, distruggono.

Il nostro direttore tratta nel medesimo articolo i problemi dei cattolici in Italia e quelli di Forza Italia alle amministrative. Ma io credo che una delle speranze di Forza Italia siano appunto i cattolici che rimangono cattolici e non divengono partigiani della propria alienazione nell'altro e nella accoglienza totale di tutto. I cattolici «resistenti» sono nel centrodestra perché d'istinto avvertono che la riduzione della fede alle opere è l'eresia immanente di questo compromesso tra gli orfani della rivoluzione e i figli del dissenso cattolico. C'è una linea spirituale anche nel conflitto politico. Quelli che votano centrodestra sono cattolici o molto acculturati cattolicamente o del tutto ignoranti delle cose della fede; ma sono, gli uni e gli altri, spinti da un sentimento che la Chiesa cattolica oggi ha la sua verità manifestata nella funzione storica che essa ha in Occidente e che Papa Benedetto esprime con tanta sapienza e con tanta prudenza, dicendo ogni volta, in ogni discorso, cose antiche come nuove. Spingo il mio non conformismo a dire che se Berlusconi non avesse fatto scudo di Forza Italia al Paese e la sinistra, con i cattolici «adulti», avesse prevalso non avremmo avuto Papa Ratzinger ma il cardinale Martini, cosa che riterrei una iattura nonostante l'amabilità del personaggio. Del resto, la scelta democristiana per il centrosinistra, nel '60, fu il prologo naturale del Vaticano II e del «Papa buono»: tanto connessa è la storia d'Italia con quella del Papato.

bagetbozzo@ragionpolitica.it

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