Caro Granzotto, dopo aver letto gli stralci del libello «Papi» mi chiedo se lei tiene ancora per amico - come ammise nel suo «Angolo» - lautore Marco Travaglio. Che per quanto mi riguarda e per le porcherie che scrive ritengo persona da odiare.
No, lodio, no, caro Casamassima. È un sentimento di grosso calibro che, nel caso, va tenuto vivo per altrettanto grosse cause. Io non ne ho ancora trovate che mi inducano a nutrire quella fortissima ostilità che si traduce nel desiderare il male altrui. E questo pur essendo un cultore della tolleranza zero, allergico a quellarte del compromesso che dicono sia la sostanza della politica. Ovviamente, il rapporto damicizia basato sulla schiettezza e il disinteresse che mi lega, spero ricambiato, a Marco Travaglio, non significa chio sottoscriva le sue idee, le sue intemerate manettare e linane accanimento nei confronti del nostro gagliardissimo Berlusca che resta lì, saldo come una roccia. Il suo ultimo libro, ad esempio, linstant book dedicato a Papi. Già gli instant book sono sempre una schifezza perché raffazzonati e perché inevitabilmente escono sempre in ritardo di un «instant». Quello dellamico Travaglio, poi, è una schifezza al cubo: rimasticatura di fatterelli senza importanza esposti con linguaggio sciatto ma presentati come scoop, come rivelazioni sensazionali. Puntare le proprie carte sulla gentildonna Patrizia DAddario, cercar di dar polpa agli ossicini delle sue confidenze non è roba da Grande Inquisitore, ma da magliaro. Insomma, si capisce lontano un miglio che con «Papi» Marco Travaglio ha voluto solo tirar su un po di palanche vendendo merce avariata. Ed è probabile che qualche euruccio lo intaschi, ma in cambio perderà di credibilità, che è il solo vero patrimonio di un giornalista, massime se «di denuncia» e «di inchiesta» (oltre che democratico, libero e indipendente, manco a dirlo).
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