La vera storia dei dromedari emiliani

Ventimila euro. Spesi dalla Regione Emilia-Romagna. Per comprare dromedari, anzi dromediarie, nel deserto del Sahara occidentale. Lo abbiamo scritto ieri. E il presidente Vasco Ernani non ha gradito. Intervistato dalla trasmissione Omnibus su La7, ha rivendicato «con orgoglio» l’iniziativa e ha snocciolato un po’ di cifre. «Le dromedarie da latte servono per salvare dalla malnutrizione cronica bambini, malati e anziani che vivono nella precarietà estrema dei campi profughi Saharawi, nel deserto algerino». Ha dichiarato che «con i 12.800 euro stanziati nel primo anno, ovvero nel 2009, la Regione ha acquistato sette dromedari». Scopriamo che il dromedario da latte, con un’alimentazione adeguata, arriva a produrre quattro litri di latte al giorno «fornendo nutrimento per la prole e per le famiglie Saharawi».
Tutto giusto. O quasi. È vero: i Sahawari sono perseguitati. È vero: i soldi finiscono davvero ai profughi, dunque non ci sono ruberie. Ma perché i cittadini devono apprenderlo per caso?
La prima ad accorgersene è stata Silvia Noé, dell’Udc, lo scorso marzo, sfogliando i verbali dell’ultima seduta di giunta prima delle elezioni. Una seduta rapidissima. Alle 9 in punto gli otto assessori della giunta presieduta da Vasco Errani iniziarono a esaminare le 245 delibere all’ordine del giorno. Alle 9.30 avevano già terminato.
L’iniziativa di cui Errani è orgoglioso è stata approvata in 7 secondi al pari di altri finanziamenti: 1.000 euro alla sagra del Cicciolo d’oro a Campagnola Emilia (in provincia di Reggio), 1.500 al Festival del letame, 14.460 per creare una cooperativa di donne che offra servizi ambientali e di pulizia a Recife e 35mila a una scuola di Belo Horizonte. Perché l’Emilia Romagna deve aiutare il Brasile ovvero un Paese che scoppia di salute? Anche di questi finanziamenti Errani è orgoglioso?
Tante, piccole incongruenze che alla fine formano un mosaico di spese inutili o perlomeno dubbie; comunque opache. Spesso a scoppio ritardato. Errani non sa nemmeno quando ha iniziato a finanziare il popolo del Sahara occidentale. Il 2009 non è il primo anno, ma il quinto. E a dirlo non è il Giornale, ma l’Associazione El Ouali Bologna per la libertà del Sahara occidentale, in un documento diffuso su internet per dimostrare come vengono usati i fondi. Sono loro ad affermare che «la regione Emilia-Romagna acquista e mantiene dromedari dal 2005», citando persino la circostanza del primo acquisto, la Saharamarathon. Seguono tante belle foto e una rassicurazione, rivolta ai contribuenti.
L’associazione «per identificare i dromedari già acquistati negli anni passati» ha pensato di «applicare targhette auricolari che oltre a riportare la sigla “ER” riportano una numerazione progressiva». Insomma, per il deserto del Sahara, girano dromedari targati Emilia-Romagna.

Dromedari identificabili, contrariamente a certe decisioni di giunta, approvate a Bologna, alla chetichella, poche ore prima dei botti di capodanno, seguendo una prassi consolidata quando le risorse finanziarie erano abbondanti, ma su cui è lecito interrogarsi in tempi di crisi come questi. Siano i cittadini dell’Emilia-Romagna a decidere se l’acquisto dei dromedari è davvero importante. Prima, però, bisognerebbe informarli. Con dati certi, possibilmente.
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