La vera trasparenza (e senza una legge)

Sulla cosiddetta questione morale, la politica deve stare attenta. Il rischio che corre è che gli italiani si sentano presi per i fondelli. Il caso Scajola è emblematico. La magistratura stabilirà se ci sono risvolti penali. La questione gravissima, per il momento, è però un’altra: la presunzione di nascondere sotto al tappeto i propri vizietti, ritenendo che tutti se la sarebbero bevuta. Pretendere che il vicino sia un fesso alimenta le peggiori reazioni.
Quella più consueta è il giustizialismo: i sospetti in galera. La politica è tutta uguale, gli amministratori pubblici sono per definizione corrotti, il tasso di eticità dei civil servants è pari a quello di Vallanzasca.
Ma oltre e accanto al giustizialismo vi è la tendenza, altrettanto pericolosa, di risolvere la questione per tabulas. Ci spieghiamo meglio. Stabilito che la corruzione sia un’emergenza, si pensa bene di affrontarla con una dettagliata produzione normativa, con una legge anti corruzione. Un’etichetta magica alla quale ci si impicca per rispondere alla famosa questione morale, dimenticandosi che in fondo è da un po’ di tempo che il furto è reato. L’idea è banale: adoperarsi a fare la norma più bella del mondo per conquistare un po’ di consenso.
Giustizialismo e «legiferismo» sono la via breve. La vicenda delle case dei ministri ne è un esempio lampante. I giustizialisti vorrebbero tutti i politici che pagano affitti e comprano case a prezzi dubbi in galera: subito e senza tanti fronzoli. Via a Rebibbia e poi spiegheranno l’eventuale trattamento di favore. Anche i fan della norma non hanno dubbi: si faccia una legge che preveda tutte le possibilità, sanzioni dure, controlli dettagliati, commissioni e organismi di vigilanza. Fatta la legge, debellato l’affitto facile.
C’è una terza via. Di buon senso e riteniamo più efficace. Si individui una pattuglia di politici «sensibili» (ministri, sottosegretari, ma l’insieme si può creare a piacimento) e si obblighino alla trasparenza (magari partendo proprio dalla casa). Si individui un bel dominio sul web (www.casadivetro.gov) e si imponga a chi ricopre un incarico di indicare il prezzo di acquisto della propria casa o di affitto, pena la decadenza dall’incarico. I dettagli li lasciamo perdere.

Ma il principio basilare sarebbe quello di rinunciare a un pizzico di privacy per un po’ di responsabilità nei confronti di chi viene governato. Dare agli italiani la possibilità di conoscere per deliberare. Troppo facile?

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