Il verdetto di Parigi: Dior antico, Valentino eterno

Daniela Fedi

da Parigi

Quanto conta essere giovani nel mondo della moda? «Da uno a dieci: mille», rispondono compatti gli addetti ai lavori sempre pronti ad esaltare le nuove leve creative, liquidando chi invece lavora da molto tempo al servizio dell'eleganza con l'appellativo di «maestro». Ebbene l'affascinante sfilata di Valentino andata in scena ieri a Parigi dimostra quanto avesse ragione Ennio Flaiano nel sostenere: «La giovinezza è un tesoro che si può avere a ogni età». Invece la deludente collezione presentata l'altra sera da John Galliano per Dior aveva lo stesso sapore stantio del pane vecchio: un vero e proprio shock per chi considera il quarantasettenne designer di Gibilterra tra i più grandi innovatori della moda. Tra la dinamica signorina in sottoveste e robe manteaux giallo-ranuncolo a cui Valentino scopre con eleganza le gambe e la severa signora che Galliano imprigiona nei solidi tailleur grigi con la punitiva forma a sacchetto allungata fino al ginocchio, c'è una differenza abissale.
La prima sembra una nuova bellezza del cinema tipo Gwineth Paltrow o Kate Blanchett, mentre l'altra ricorda le temibili professoresse di matematica che un tempo si pettinavano proprio con la stessa punitiva acconciatura da pulzella d'Orleans delle modelle di Dior. Certo per sfoggiare le nuove gonne di Valentino lunghe al massimo 40/45 centimetri, ci vogliono gambe da puledra e corpi sfiorati dalla dolce ala della giovinezza. «Non andrei più in là dei vent'anni - dice infatti lui - ma se una donna è spiritosa ed elegante per natura può benissimo giocare con le proporzioni dei miei modelli che sono sempre studiate fino al millimetro». In effetti ciò che si è visto in passerella era un sapiente gioco tra forme e colori, misure e accessori. Sotto alla minigonna di lino color corda assortita con un piccolo top di velo bianco pieghettato comparivano ad esempio i formidabili sandali in coccodrillo rosso dall'altissimo tacco a platform di legno. Invece con gli adorabili abitini a trapezio pieni di ruches color glicine, compaiono eleganti scarpe in raso verde dal tacco a rocchetto. Ma il vero leitmotiv della collezione per la prossima estate sono le sottovesti ricche e preziose come non mai, magari velate da una tunica di velo ricamato oppure abbinate con i superbi cappottini a trapezio. Insomma un trionfo di buon gusto che non a caso ha successo da 44 anni tra le donne più eleganti della terra.
Molto diversa ma comunque speciale la collezione presentata ieri sera da Hussein Chalayan. Il giovane stilista turco-cipriota che da poco collabora con Swarovski, colosso austriaco dei cristalli, per festeggiare i 111 anni di storia del marchio ha creato cinque abiti meccanici che per mezzo d'invisibili microchip cambiano e si trasformano catturando il passaggio di 27 anni alla volta. La tecnologia è stata studiata dalla stessa società che cura gli effetti speciali dei film di Harry Potter e anche se i conti non tornano (27 per 5 fa 135 invece di 111) lo spettacolo lasciava senza fiato. Sorprendente anche la sfilata di Sofia Kokosalaki, timidissima designer greca che presto disegnerà anche le collezioni di Vionnet, storico marchio del made in France prossimamente da riesumare. Visto che Madame Vionnet è stata l'inventrice dei magici tagli in sbieco, ci si chiede perché la ragazza di Atene per la sua linea abbia invece lavorato soprattutto sulle pieghe: l'elemento decorativo tipico di Madame Gres.
I maligni dicevano «Sophia ha sbagliato Madame», mentre gli amanti della Grecia intravedevano negli short pieghettati la forma delle colonne del Partenone e nei ricami sul corpetto dei corti abiti a campana quello delle onde dell'Egeo.

Molto più concreta e interessante la collezione proposta da Lutz, un altro emergente sulla scena di Parigi, nato in Germania e cresciuto stilisticamente parlando accanto a un genio come Margiela. Il suo lavoro sui capi quotidiani tipo il trench o la giacca da motociclista profumava di gioventù nel senso di nuovo.

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