Roma - Carlo Verdone fa pretattica.
Al festival per ragazzi di
Giffoni Valle Piana, in una
giornata di caldo torrido,
racconta tutto del nuovo
film ma non dice il titolo.
Traccheggia. Eppure quello
scelto inizialmente, Grande,
grosso e Verdone, sarebbe
perfetto. Richiama agli esordi
del regista ed è in linea
con ciò che sarà il film: tre
tra le macchiette più riuscite
della sua carriera, raccontate
venti-trenta anni dopo:
«Tutto è nato grazie ad Internet,
spiega Verdone adistanza
di un mese dall'intervista
rilasciata al Giornale in cui
annunciava ufficialmente
il progetto.
Nell'ultimo anno mi
sono arrivate 1.360
mail, tutte di giovani
sui vent'anni, nelle
quali mi si chiedeva
di tornare a raccontare
Furio, il marito
precisino di Bianco
rosso verdone, Leo, il
tenerone di un Sacco
bello e Ivano, il coattone di
Viaggi di nozze. Ne ho parlato
allora con Aurelio de Laurentiis.
Si è mostrato subito
entusiasta. A un patto: che le
storie fossero forti e che io
attualizzassi i personaggi:
“Se li riproponi com'erano
verrebbe una boiata”. De
Laurentiis è un tipo con le
idee chiare. E gli ho dato retta.
Così con Piero De Bernardi
e Pasquale Plastino sto finendo
di scrivere la sceneggiatura
per poi battere il primo
ciak in settembre. Il bello
è che le storie mi sono venute
giù rapidamente. Vuole
dire che la vena era quella
giusta, che mi diverto ancora
con le mie maschere».
Che fine hanno
fatto, dunque,
i suoi tre
personaggi?
"Leo è sempre più slegato
dalla realtà. Un tenero al
mondo d'oggi soffre tanto,
anche se la sua è una voce
ormai da adulto. Ivano invece
ha messo al mondo
unfiglio con Jessica. Adesso
le lascio immaginare
quale sia il prodotto di
una coppia di coatti:
un ragazzo da denuncia
penale in
corso. Sto aspettando
il sì definitivo
di Claudia Gerini.
A differenza degli
altri film i miei
personaggi stavolta
non si incontreranno.
Saranno insomma
tre vicende separate,
tre mini filmambientati
tra Lazio,
Umbria e Sicilia".
A lei quale personaggio sta
più simpatico dei tre?
"Leo. È ovvio. Ma il lavoro
migliore lo farò sicuramente
su Ivano. È purtroppo diventato
il prototipo dell'italiano
medio".
La frase più riuscita
tra i suoi ventuno
film, qual è?
"Lo famo strano. Un
tormentone senza fine.
Guarda caso una
frase detta proprio
da Ivano".
Magari raccontare
la storia tra un padre
e i suoi figli,
le
piacerebbe?
"Ci sto pensando. Io ho due
ragazzi quasi adulti: prima o
poi realizzerò di sicuro un
film sui problemi di un genitore
con i figli grandi. Un genitore
che si sta avvicinando
il più lentamente possibile alla
terza età".
E il suo prossimo progetto
dopo Grande grosso e Verdone,
(chiamiamolo cosi),
quale sarà?
"Mi hanno detto Italians diretto
da Veronesi. Ma ci crede
se le dico che l'ho saputo
dai giornali e con Giovanni
non ne abbiamo ancora parlato".