VERITÀ COSÌ NUDE DA ESSERE COPERTE

Avete mai avuto il presentimento che, entrando in un negozio, un commesso dalla parlantina abile e accomodante, vi stesse cercando di rifilare un prodotto che non eravate molto convinti di prendere? O ancora, discutendo con un familiare o un amico che ne ha combinata una, non vi è mai capitato che stesse cercando di rigirare la frittata? O, in qualche modo, anziché chiedere uno «scusa», tanto bello quanto a volte difficile ma graditissimo, stesse cercando di dare ragione alle sue inesistenti ragioni?
A me qualcosa del genere, da cittadino della strada, se così posso definirmi, sta capitando in questi giorni a Genova. Accadono fatti che sono evidenti agli occhi di tutti, eppure qualcuno, lentamente, ma inesorabilmente, ora con una mezza battuta, ora con un «sì, però». ora con una osservazione «arguta e lungimirante» (o dalla parvenza tale), inizia ad insinuare nella mente di chi ascolta che forse, forse ma forse, un pizzico di ragione c'è. «Ma sì, in fondo chi critica Bagnasco le sue ragioni ce l'ha, no?» «Se il neo presidente della Cei non avesse detto che». E via di seguito.

È quello che sto sentendo con le mie orecchie da amici e conoscenti - se volete chiamatela la voce del bar sotto casa vostra - che si rifanno a quanto certi giornali e certi «media» diffondono. Ripeto: nessuno apertamente sostiene che chi abbia scritto quel che ha scritto contro mons. Bagnasco abbia fatto bene, anzi! Né tanto meno (...)

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