Miriam dAmbrosio
«È un testo molto particolare, difficile, ma è sempre un privilegio metterlo in scena, perché dà gioia, a noi gente di teatro, affrontare un classico come Strindberg», spiega Giulia Lazzarini, protagonista del Temporale di August Strindberg, storica regia di Giorgio Strehler (ripresa da Enrico D'Amato), insieme a Franco Graziosi, Umberto Ceriani e Piero Mazzarella, al Teatro Grassi fino al 20 novembre.
«Noi ci riconosciamo in queste tensioni, negli egoismi, nei mancati rapporti che si sfiorano, nella mancanza di pazienza e conoscenza dell'altro - continua Giulia - Strindberg descrive la crudeltà dei rapporti, l'incapacità di amare e lasciarsi amare, il non volere che l'altro penetri nella tua vita. E quello che scrive è attuale e reale in una società che ha finito per normalizzare ciò che non lo è e che spinge ad abbandonare prima di essere abbandonati».
In questo dramma dove solo le donne sono indicate dall'autore con il loro nome, un uomo, il «signore» (Graziosi), è stato lasciato qualche anno prima dalla giovane moglie che ha portato via con sé anche la bimba avuta dalla loro unione. Il maturo signore che vive l'autunno della sua vita, ha anche un fratello (Ceriani), uno che pensa di nascondergli ciò che lui, invece, conosce molto bene.
Le scene splendide di Ezio Frigerio offrono la realtà allo spettatore e la sua ombra, quello che è rivelato e quello che resta nascosto. Un interno e un esterno (dell'anima) che è giocato tra il bianco e il nero. Ma il nero appartiene a Gerda (Lazzarini), la moglie fuggita, mentre il bianco degli altri personaggi la circonda.
«Gerda appare così come la vede lui, il marito, e rappresenta la vita, in contrasto con la bianca Louise, la serva del signore, che indica la morte, una presenza femminile che equivale a una lapide. Per lui Gerda è una mangiatrice di uomini che accetta come amici i nemici di suo marito, mentre Louise è la donna ancella, ubbidiente, silenziosa».
«Io, per carattere, potrei incarnare più Louise che Gerda - sostiene Giulia Lazzarini - ma Gerda l'ho amata perché è umana, si arrabatta, è una che si è data alla vita con innocenza, la stessa innocenza con cui si fa anche del male agli altri. Si attacca dove può. È lui a piantarla, lui che è più vecchio, e questo è per lei un affronto. Lei è fatta di gorghi e ingorghi di passioni, ma si assume tutte le sue responsabilità. Non è un personaggio simpatico, non è gradevole. È opportunista e aggressiva, ma viene aggredita e si difende. È una donna perdente che sembra vincente e, alla fine, si rifugia da sua madre con la figlia, in un universo femminile».
Dopo il successo della scorsa stagione, questo Temporale di fine estate, incapace di sfogare e diventare pioggia abbondante che lava e calma, viene portato in tournée in tutta Italia.
«Io non ero nell'allestimento del 1979/80, non l'ho fatto allora - conclude Giulia - ma ho raccolto l'eredità di questo spettacolo e sono felice di averla raccolta.
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