Verona, il gip: "Restano in carcere gli aggressori"

Chiusa l'udienza per la convalida del fermo dei cinque naziskin accusati dell'omicidio di Nicola Tommasoli: no alla scarcerazione e contestata anche l'aggravante dei futili motivi

Verona, il gip: "Restano 
in carcere gli aggressori"

Verona - Il gip di Verona ha convalidato il fermo dei cinque giovani accusati dell’omicidio di Nicola Tommasoli. Gli avvocati hanno reso noto che per quattro dei giovani accusati della morte di Tommasoli - Guglielmo Corsi, Raffaele Dalle Donne, Nicolò Veneri e Federico Perini - la custodia in carcere è stata motivata con il pericolo di reiterazione del reato e quello di fuga. Per Andrea Vesentini, invece, solo per il pericolo di reiterazione. È contestata anche l’ aggravante dei futili motivi ai cinque giovani in carcere a Verona con l’accusa di omicidio preterintenzionale. L’aggravante - hanno riferito i legali - è stata contestata dal sostituto procuratore della Repubblica, Francesco Rombaldoni, che coordina l’inchiesta.

La richiesta Avevano chiesto al gip gli arresti domiciliari i legali dei cinque ragazzi indagati per la morte di Nicola Tommasoli, aggredito a Verona la notte tra il 30 aprile ed il primo maggio scorsi, per aver rifiutato una sigaretta. Lo aveva annunciato Roberto Bussinello, avvocato di Raffaele dalle Donne, Federico Perini, Nicolò Veneri, tre dei cinque indagati insieme ad Andrea Vesentini e Guglielmo Corsi - è avvenuta durante l’udienza di convalida dei fermi davanti al gip Sandro Sperandio. "Aspettiamo per ulteriori atti la fine delle perizie medico legali che avverrà nei prossimi giorni" ha aggiunto l’avvocato. Quattro dei ragazzi accusati di omicidio preterintezionale si sono avvalsi della facoltà di non rispondere rifacendosi a quello che avevano già raccontato al pm durante l’interrogatorio. A parlare davanti al gip è stato solo Andrea Vesentini, difeso dall’avvocato Francesco Delaini. La posizione dei suoi assistiti resta comunque quella già dichiarata agli inquirenti: "Sostengono di essere stati presenti quella sera - spiega l’avvocato - e di aver partecipato ad una scazzottata, ma dicono non solo di non aver colpito nessuno che fosse a terra, ma di non essere stati loro a colpire Nicola Tommassoli. Hanno dichiarato di aver colpito un altro dei ragazzi che era con la vittima e che hanno descritto".

La provocazione "Ti spacco la faccia" è la frase che, secondo l’avvocato Francesco Delaini, difensore di Andrea Vesentini, sarebbe stata indirizzata da "Codino" a Guglielmo Corsi e che avrebbe dato origine all’aggressione della notte del primo maggio a Verona. "Codino - ha ricordato Delaini - era uno dei tre ragazzi, tra i quali la vittima, Nicola Tommasoli (sarebbe proprio la vittima ndr) che, insieme ai cinque giovani ora in carcere, hanno partecipato alla zuffa la notte del primo maggio a Verona". La frase di "Codino" - secondo la ricostruzione di Vesentini riferita stamani dal legale - sarebbe stata la miccia che avrebbe fatto divampare la rissa nella quale Tommasoli è rimasto a terra ed è morto cinque giorni dopo. Ripercorrendo i momenti drammatici il legale ha confermato che i cinque erano andati in un bar, in vicolo Leoni, ma l’avevano trovato chiuso. "Hanno visto i tre - ha riferito il legale - che cercavano inutilmente di entrare spingendo la porta chiusa.

Sarebbe stato in quel momento che Corsi ha chiesto la sigaretta a Codino. Dopo il rifiuto, il terzetto si sarebbe allontanato ma, apostrofato forse in malo modo - ha affermato l’avvocato - Codino sarebbe ritornato sui suoi passi, minacciando appunto Corsi".

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