Roma - «Oggi in Italia manca un’opposizione. Dov’è? Chi la fa? Si è inaridita e questo non è un bene neppure per il governo. Un’opposizione forte costringerebbe la maggioranza a sforzarsi di essere migliore, a misurarsi su un livello di confronto politico più alto. Non c’entra essere di destra o di sinistra, il punto è che ciò sarebbe di aiuto al Paese. Invece la maggioranza pensa a sfruttare il fatto di avere un avversario debole, non a elevare la coscienza collettiva. E mio marito governerà ancora per dieci anni». Lo dice Veronica Berlusconi in un’intervista a La Stampa.
Indice puntato quindi contro il Pd e il segretario Walter Veltroni. «Mi era piaciuto - sottolinea la first lady - il discorso che aveva fatto a Torino per lanciare la sua sfida, ma ora tutto questo mi sembra andato perduto. È scomparso dalla scena e non vedo qualcun altro capace di prenderne il posto e di impugnare saldamente il timone del Pd». Servirebbe «una figura nuova, giovane, capace di diventare leader».
Obama esempio «In un momento di grave crisi come questo Obama rappresenta la grande speranza e anche da un punto di vista fisico non potrebbe incarnarla meglio. È un bell’uomo, è giovane, è sano, ha una splendida famiglia. Insomma, è perfetto per dare fiducia alle attese degli americani. D’altronde, viviamo nella società dell’immagine e anche questo aspetto conterà qualcosa, no?». Dice ancora Veronica Berlusconi. E parlando dell’insediamento di Barack Obama e più in generale dello spirito che anima la politica statunitense, la first lady ricorda il ringraziamento durante la cerimonia a George W. Bush, ma anche «quanto accaduto a novembre, la notte dopo il voto, quando il senatore repubblicano John McCain non solo aveva riconosciuto la vittoria di Obama, ma si era subito preoccupato di rivolgersi a lui chiamandolo "il mio presidente" e assicurandogli la disponibilità a lavorare insieme». «Gesti che fanno aumentare la statura di un uomo politico, ma soprattutto sono un grande messaggio indirizzato ai cittadini. Altro che l’Italia....», dove centrodestra e centrosinistra, «restano invischiati nel gioco dell’uno contro l’altro, senza pensare all’interesse comune, generale, superiore.
C’è un problema di maturità, di non riuscire a rendersi conto che un politico dovrebbe guardare a orizzonti più ambiziosi, di lungo respiro, non soltanto a cercare vantaggi immediati, ma poco utili alla crescita del Paese. Perchè in democrazia le elezioni sono una tappa del percorso, non il giudizio dell’Apocalisse».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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