Veronica Pivetti: «Ora faccio il Robin Hood in gonnella»

RomaIl suo destino Veronica Pivetti ce l’ha stampato addosso. Con quel fisico filiforme, con quel sorriso a tutti denti, che altro avrebbe potuto fare se non far ridere? E alle risorse comiche della simpatica attrice, fa comodo ricorso l’ennesimo serial giallo-rosa di Raiuno: La ladra, dodici avventure all’acqua di rose, un po’ garbatine un po’ spiritosine, per sei domeniche a partire da oggi. Ma che qualcosa cominci a sapere di risaputo, nell’ennesimo combinata comicità-poliziesco, lo si intuisce dalle ambizioni della stessa interprete: «Sogno di debuttare in un ruolo drammatico - sospira -; magari riuscissi a far piangere, almeno una volta! E infatti la Endemol sta progettando per me il mio primo ruolo serio. Se mi convincerà appieno mi ci butterò a pesce».
Nell’attesa della metamorfosi, però, i telespettatori troveranno la loro beniamina inguaiata nelle solite, edulcorate avventure. Stavolta è una ex ladra chiamata Eva (come la Kant di Diabolik), che decide di abbandonare i fornelli del ristorante cui s’era nel frattempo dedicata, per trasformarsi in una sorta di Robin Hood (o Arsenio Lupin) in gonnella: «Una ladra che con l’aiuto di tre amiche - Lia Tanzi, Micol Azzurro, Daniela Terreri - ruba per aiutare i deboli, raddrizzare i torti, punire le prepotenze. La ladra è una fiction nella quale credo ciecamente. E la Rai è stata coraggiosissima, a vararla. Perchè si è fidata di me per un altro lungo serial, dopo Provaci ancora prof. di cui a metà novembre inizieranno le riprese della quarta serie. E perché l’ha affidato a ben quattro attrici protagoniste».
Anche nella funzione catartica delle storie, Veronica Pivetti sembra confidare molto: «I furti che operiamo ai danni dei cattivi di turno, infatti, si risolvono in uno sberleffo. E che c’è di meglio che prendere in giro la cattiveria? Io credo che l’arma dell’ironia sia, nei confronti della prepotenza, la più efficace. Così La ladra non è una fiction buonista, ma buona. E pur essendo un prodotto leggero, non è superficiale».

Del tutto dichiarato anche il suo sapore vagamente vintage: «Sia pure alla lontana, infatti - ammette lo sceneggiatore Dido Castelli- si ricollega a certe famose pellicole sulle divertenti imprese d’imbroglioni e truffatori. Come I soliti ignoti oppure Il mattatore.

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