Versi coraggiosi, fiducia nella bellezza

A chi ancora non si è stancato di fare il vigile urbano della letteratura non può piacere Il fuoco della poesia (Rizzoli-Bur, pagg. 220, euro 9,20), questo libro luminoso e drammatico con il quale uno dei maggiori poeti italiani, Davide Rondoni, rilancia, in questa Italia, a fronte di ogni disastro presente e possibile - ma senza indicare prospettive - la sua fiducia nella poesia.
Inutile sottolineare fin dal titolo la presenza, nell’ordito, del grande maestro di Rondoni, Mario Luzi, la cui frase in calce, «Cantami qualcosa pari alla vita», è sempre stata per il poeta forlivese un viatico essenziale, quasi che Luzi l’avesse detta a lui personalmente. Non un indirizzo, ma una sfida, una scommessa fatta a un tavolo. Non un «vai» ma un «vieni».
Due osservazioni tra le tante possibili. La fiducia nella poesia non si fonda, in Rondoni, su chissà quale supposta superiorità della poesia sulle altre attività umane, ma su una stima nell’uomo. A chi si vergogna di essere italiano (succede anche al sottoscritto), Rondoni domanda: siamo davvero disposti a non essere più concittadini di Leonardo solo perché non vogliamo essere accomunati a Calderoli o a Mussi?
Lo stesso vale per la poesia. Non si fa poesia senza una forza che viene dal passato e che, se ascoltata, diventa fonte di vera originalità. È da lì che ci viene la curiosità, la fame di conoscenza. All’opposto c’è l’abitudine, che uccide tutto con una smania di novità che non è appetito vero ma solo noia.
È, insomma, una questione non poetica ma antropologica. E chiama dunque in causa le nostre biografie che si uniscono, si scambiano: «Quando si ascolta una poesia (...) di un vero poeta, non ci si commuove per la vita di lui, ma per la propria».
In un testo di cui parleremo a breve, Tzvetan Todorov ci ricorda che all’origine della débâcle degli studi letterari c’è la riduzione della domanda che noi poniamo alla letteratura. «Qualcosa sta succedendo» gli fa eco Rondoni «per cui molti si stanno abituando all’orrore, e perdono familiarità con la bellezza».
Per seguire le vie maestre è sufficiente essere bravi soldati.

Per rintracciare l’inizio ci vogliono coraggio e talvolta spudoratezza. È quello che Rondoni ha fatto, sapendo bene che chi agita il fuoco della poesia è un piromane, e perciò i vigili del fuoco della letteratura non potranno che dargli contro. Magari tacendo.

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