Politica

La versione di un agente del Sismi: «Dissi di no al sequestro per fede»

Uno 007 indagato: «La Cia mi chiese di partecipare. Ecco perché rifiutai»

Pietro Balducci

da Milano

Si fa sempre più ingarbugliata e politicamente delicata l’inchiesta sul rapimento dell’imam Abu Omar, sequestrato nel febbraio 2003, secondo la procura di Milano, da agenti della Cia e del Sismi. Alcuni degli agenti del nostro servizio segreto militare interrogati nei giorni passati dai magistrati milanesi, hanno confermato la versione secondo cui l’input per il rapimento venne dalla Cia, ma trovò l’opposizione da parte italiana. Maurizio Regondi, uno degli agenti Sismi indagati, ha fatto riferimento a una riunione avvenuta a Bologna fra l’ottobre e il novembre 2002 - il rapimento avvenne tre mesi dopo - in cui lui e altri agenti vennero informati della richiesta americana di «partecipare a un’operazione di consegna del suddetto Abu Omar». Regondi ha dichiarato ai pm di avere prima assicurato una generica collaborazione e poi di avere cominciato «a riflettere più attentamente su quanto mi era stato richiesto e mi convinsi - ha affermato - che non potevo aderire alla richiesta in quanto la consegna di Abu Omar era un’azione che contrastava con i miei principi etico-giuridici nonché religiosi». Alla stessa riunione aveva partecipato un altro agente Sismi, Raffaele Ditroia, che ha confermato che la notizia della richiesta della Cia di rapire l’imam aveva sollevato «un vespaio: sul significato del termine cattura, sulla legalità dell’operazione, nonché sull’opportunità di procedere a un’operazione non legale sul territorio nazionale».
Intanto si fa sempre più delicata la situazione del numero uno del Sismi Nicolò Pollari, che si è sempre dichiarato estraneo al rapimento, facendo riferimento a documenti coperti dal segreto di Stato. La procura milanese ha, però, interrogato il predecessore di Pollari alla poltrona di numero uno del Sismi, Gianfranco Battelli, che avrebbe smentito Pollari. Battelli, che è stato direttore del Sismi fino al 2001, avrebbe detto ai pm di essere stato contattato già nel 2001 dal responsabile della Cia in Italia, Jeff Castelli, che gli avrebbe domandato l’appoggio dei servizi italiani per una serie di rendition, cioè trasferimenti illegali di sospetti terroristi. Battelli, che stava per essere sostituito da Pollari, ne parlò con quest’ultimo, che gli diede assicurazione che se ne sarebbe occupato.
A difendere Pollari è il presidente della commissione difesa del Senato, Sergio De Gregorio (Idv) che, in un’intervista all’Avanti, spiega che «se il generale Pollari potesse liberamente raccontare questi anni al Sismi, forse il Paese potrebbe vantare il ruolo di portabandiera di successi di intelligence che nessuno, al mondo, è in grado di eguagliare». A sostegno della sua tesi De Gregorio cita alcuni esempi: «È vero che fu il generale Pollari a porre fine, grazie ai suoi buoni rapporti con gli israeliani, all’assedio della Cattedrale di Betlemme? È vero o no che, negli ultimi anni, il Sismi ha individuato e segnalato agenti della sicurezza di altri Paesi in numero mille volte superiore a quanto sia accaduto negli ultimi quarant’anni di storia della Repubblica?». Tanti successi che, probabilmente, non gli salveranno la poltrona.

È probabile che il governo Prodi procederà a settembre a un pacchetto di riforma complessivo dei servizi, con il quale si procederà a un totale ricambio dei vertici.

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