(...) Perchè la libertà di ciascuno di noi viene prima di tutto questo. E la libertà nelle comunicazioni è il caposaldo di qualsiasi libertà: ciascuno di noi ha diritto di dire quello che vuole e quando vuole, soprattutto se non offende pubblicamente nessuno. E poi ha diritto di dirlo senza che nessuno possa sindacare il suo pensiero o il suo diritto di critica, anche pesante. E soprattutto ha diritto di parlare di un terzo senza che qualcuno chieda conto allincolpevole terzo.
Mi spiego meglio, ribadendo un concetto che ho già sviscerato nei giorni scorsi: se Tizio parla con Caio attribuendo un fatto a Sempronio, è allucinante che Sempronio sia chiamato a difendersi delle accuse di Tizio, intercettato mentre parlava con Caio. Potremmo arrivare allassurdo che Tizio e Caio, noti malfattori che sanno di essere intercettati, calunniano volutamente Sempronio, in modo da metterlo nei guai.
Fra Tizi, Cai e Semproni, spero di essere stato chiaro. Perchè qui siamo allabc dello Stato di diritto e, nei giorni scorsi, abbiamo visto spesso superare questo limite. Non solo da chi ha pubblicato le intercettazioni, ma pure da una certa politica, anche di centrodestra (una sparuta minoranza, fortunatamente), che le ha cavalcate. A me, francamente, questa roba sembra barbarie. E inviterei chiunque non fosse daccordo a pensare per un attimo di trovarsi nei panni di Sempronio.
Quanto al divieto di pubblicazione delle intercettazioni, penso che, anche alle nostre latitudini, negli ultimi tempi sia stato superato ogni limite, coinvolgendo a volte persone assolutamente estranee alle inchieste penali. E, sinceramente, non ritengo eccessiva la previsione del carcere o di pene miliardarie per chi non rispetta il divieto di pubblicazione.
Appena il governo Berlusconi emanerà questo sacrosanto decreto o disegno di legge, che spero sia il più pesante possibile, anche nei confronti della categoria dei giornalisti, qualcuno strillerà alla censura o alla limitazione della democrazia.
Poi, gli spieghiamo il significato della parola democrazia.
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