Roma È la strada maestra del bipolarismo, già invocata da gran parte del Pdl e dallIdv, oltre che da forze extraparlamentari quali i comunisti di Ferrero e Diliberto. Il ricorso alle elezioni anticipate consentirebbe di dare quel segnale di discontinuità ormai necessario, fugando il timore di governi pasticciati o con maggioranza risicata. La data indicata come quasi certa da settori assai vicini al premier è quella del 29 gennaio prossimo. Unica subordinata, che sembra però tramontata, il 20 febbraio. Il motivo è semplice: anche se le Camere si sciogliessero domattina, la prima domenica utile per votare sarebbe Natale, la seconda Capodanno. Considerata così la pausa natalizia, si prevede che per avere almeno un mese vero di campagna elettorale la data più ravvicinata è quella del 29.
Sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica che le urne vengono aperte in inverno: finora tutte le consultazioni si sono tenute nella finestra che va da aprile a giugno. Uniche (relative) eccezioni le Politiche del 27 marzo 1994, proprio quelle della discesa in campo di Berlusconi (comunque era inizio della primavera), e le Regionali nei mesi di novembre e dicembre in Molise nel 2001 e Abruzzo nel 2008 (il Trentino Alto-Adige dal 48 al 98 ha votato quasi sempre a novembre).
Il percorso che porta a una data così insolita, giustificata da una crisi che il presidente Napolitano non ha esitato a definire «la più grave dalla Seconda guerra mondiale», parte dal voto sul decreto di stabilità, calendarizzato tra il 15-18 novembre al Senato e il 20-23 alla Camera dei deputati. Immediatamente dopo, il presidente del Consiglio dovrebbe rassegnare le dimissioni nelle mani del capo dello Stato. Anche se Napolitano ha già tenuto nei giorni scorsi una sorta di consultazioni «informali» tra i partiti, è presumibile che dopo quasi un mese voglia rivederci chiaro sulle reali intenzioni di andare al voto, anche perché la Costituzione gli impone di verificare fino allultimo lesistenza di una maggioranza in Parlamento.
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