Cronaca locale

Vertice ad Arcore e l’Expo 2015 riparte di slancio Raggiunta l’intesa al vertice tra Berlusconi, Bossi, Tremonti, La Russa, Castelli, Moratti e Formigoni

«Adesso mi occupo dell’Expo». Silvio Berlusconi lo ha annunciato ai collaboratori che lo hanno incontrato ieri pomeriggio, prima del vertice serale ad Arcore con i ministri, il sindaco e il governatore per rilanciare l’Expo 2015, impantanato tra i veti incrociati. E la giornata si è chiusa con un’intesa generale sui temi aperti a Milano e in Lombardia. Sono stati confermati tutti i finanziamenti, sia per le opere essenziali (un miliardo e 400 milioni) che per le opere connesse (1 miliardo e 880 milioni), anche se non è esclusa una rimodulazione delle destinazioni (ovvero delle priorità). Nessun commissariamento, ma un nuovo accordo in attesa che Berlusconi indichi la persona più adatta a guidare la società, come si è impegnato a fare a breve. In pole position per un ruolo di vertice resta l’ex ministro Lucio Stanca ma c’è anche chi vorrebbe Bruno Ermolli.
«Abbiamo raggiunto una larga intesa per rafforzare l’Expo» commenta soddisfatta Letizia Moratti alla fine del vertice, conclusosi dopo la mezzanotte. E ancora: «Il presidente Berlusconi e io, in collaborazione con Formigoni e la Provincia, verificheremo eventuali modifiche per garantire l’avvio più rapido della società». Soddisfatto Formigoni: «È stato realizzato il tagliando, grazie a noi meccanici il motore dell’Expo riparte con forza e benzina. Non c’è alcun bisogno di ridimensionare il progetto».
Al tavolo (e a tavola) i principali protagonisti della vicenda: i ministri dell’Economia, Giulio Tremonti, della Difesa (e reggente di An), Ignazio La Russa, delle Riforme, Umberto Bossi, della Semplificazione e coordinatore delle segreterie della Lega, Roberto Calderoli, il sottosegretario alle Infrastrutture, Roberto Castelli, insieme al presidente della Regione, Roberto Formigoni, e al sindaco, Letizia Moratti.
La Moratti si è presentata chiarendo di essere disponibile al confronto anche su Paolo Glisenti, suo uomo di fiducia e membro di Palazzo Marino nel cda della società di gestione dell’Expo, in cambio di rassicurazioni sulle competenze della società milanese. La Moratti l’aveva dichiarato già a Palazzo Marino, prima ancora di mettersi in macchina per andare ad Arcore: «Vado con uno spirito costruttivo».
Tra i motivi di discussione con il governo anche il destino degli aeroporti di Malpensa e di Linate. E ovviamente, il tema degli scali e dell’accessibilità di Milano è strettamente legato alla riuscita dell’Expo 2015. Il sindaco, parlando in aula a Palazzo Marino, ha chiesto la liberalizzazione della Linate Roma e ha difeso Linate dal piano Cai che vorrebbe ridurla alla sola navetta tra le due città («così l’aeroporto rischierebbe la chiusura» le previsioni della Moratti, basate sui conti della Sea che andrebbero in perdita). Secondo il sindaco, invece, è «impensabile» ridurre l’attività di Linate alla sola tratta Milano-Roma: «È impensabile per diversi motivi. Innanzitutto perché avremmo un margine operativo lordo negativo di 40 milioni, ma oltre a questo sarebbe negativo per l’intero sistema Paese, perché tutte le tratte interne che collegano in questo momento Milano ad altre città italiane non sarebbero più su Linate ma solo a Malpensa provocando costi insostenibili per chi viaggia. Il viaggio giornaliero sarebbe impossibile per moltissime tratte».
La Moratti, che ha incassato mozioni di sostegno votate all’unanimità dal consiglio comunale, ha spiegato di aver consegnato «un documento al presidente Berlusconi e al sottosegretario Letta» in cui si chiede la liberalizzazione della rotta Milano-Roma.

Il sindaco ricorda che bisogna agire in fretta: «I tempi sono importantissimi, perché non possiamo pensare di non prendere delle decisioni: non prenderle significa non avere la possibilità di svilupparci».

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