«Dal vertice passi avanti per rilanciare l’economia»

Non è una rivoluzione, ma «un altro passo per scongelare l’economia mondiale e ripristinare la fiducia». Giorgio Barba Navaretti, docente di economia politica dell’Università degli studi di Milano, accoglie con ottimismo i risultati del G20 di Londra.
Basteranno mille miliardi per risollevare il mondo?
«È molto significativo che le misure per stabilizzare l’economia mondiale siano state affidate al Fondo monetario internazionale. Gli americani non hanno ottenuto il piano di stimolo globale, ma i miliardi stanziati a favore del Fmi sono in misura più ampia del previsto e con modalità innovative».
In che senso?
«Il Fondo riceve 500 miliardi di dollari più altri 250 sotto forma di diritti speciali di prelievo che sono una sorta di moneta virtuale per valutare le proprie transizioni sulla base di un paniere di valute. Di fatto il G20 consente al Fmi di emettere moneta, come hanno già fatto la Federal reserve e la Banca d’Inghilterra».
Ma perché passare dal Fmi?
«Perché i Paesi occidentali in questa crisi hanno perso credibilità, valorizzare il Fondo monetario internazionale è un modo per ridare legittimità alle istituzioni globali».
Ritiene dunque che i Paesi emergenti escano rafforzati?
«È l’altra grande novità di questo G20. Considerati i problemi delle economie più avanzate, si cerca di riattivare la crescita economica stimolando la domanda di questi Paesi, ciò significa che le economie cosiddette periferiche sono sempre più importanti. Il messaggio è molto forte: anziché confidare solo sull’America e in parte sull’Europa si punta su un traino globale».
Il pacchetto da 250 miliardi sotto forma di crediti all'esportazione va in questa direzione?
«Sì, il commercio mondiale ha subito un crollo drammatico negli ultimi mesi; ma il G20 dimostra di aver capito che la ripresa degli scambi internazionali è indispensabile per far ripartire l’economia. E questo è un no al protezionismo».
Nel comunicato finale si annunciano misure per regolare i mercati finanziari, gli hedge funds, le agenzie di rating; ma cosa cambia davvero?
«Ho l’impressione che il comunicato ufficializzi decisioni che sono già state discusse nei mesi scorsi dal Financial stability forum, presieduto da Mario Draghi. Più che un annuncio mi sembra la conferma di un orientamento».
Il G20 sostiene che sono stati stabiliti criteri comuni per ripulire i bilanci delle banche…
«Se fosse così sarebbe una grandissima novità. La dichiarazione è molto vaga, mi sembra più che altro un auspicio».
Ma i problemi strutturali del sistema finanziario non sono stati risolti…
«È vero, però è stato fatto molto per stabilizzare i bilanci delle banche e sebbene siano stati seguiti criteri diversi in Europa e in America, il risultato è già molto positivo. Certo oggi nessuno può sapere se ci siano altre bombe a orologeria nei bilanci delle banche, ma è evidente che le riforme strutturali richiedono tempi più lunghi».
L’America ieri ha allentato le regole mark-to-market sui debiti tossici. Un passo giusto o sbagliato?
«Un passo inevitabile, quella regola imponeva di valutare i debiti a prezzi di mercato, e siccome molti prodotti oggi non hanno acquirenti e in teoria valgono zero, una misurazione così stringente pesava moltissimo sui bilanci. La norma approvata ieri consente alle banche valutazioni più soft».
E dunque hanno ragione le Borse a essere così euforiche?
«I crolli riflettevano innanzitutto una mancanza di fiducia, che ora invece sta tornando.

Si ha l’impressione che ci sia una leadership globale, che le misure adottate stiano producendo effetto. È cambiata la psicologia e bastano quindi piccoli segnali per far salire gli indici. La crisi, però, resta molto seria; dunque fiducia sì, ma con cautela».
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