Vertice Ue: la priorità resta «lavoro e lavoro»

Si vogliono creare 2 milioni di posti l’anno e ai 25 si chiede più ricerca

nostro inviato a Bruxelles

Priorità? «Lavoro, lavoro e lavoro» assicura Schuessel, l’austriaco presidente di turno, con al fianco il suo ministro dell’economia Grasser. Barroso annuisce convinto. Sprizza sicurezza da tutti i pori la triade comunitaria presentando le «novità di rilievo» del summit di primavera. Giurano che, in attesa di ripensare Lisbona (Europa più competitiva e disoccupazione ai più bassi livelli) già sono state individuate fonti che rimettano in marcia la locomotiva.
Qualcuna ci può anche stare: complice la Bei, si stanziano 15 miliardi di euro in più per Pmi e ricerca e sviluppo. Ancora, 25 miliardi di euro per le reti ferroviarie e progetti energetici. Ma per il resto - ed è parecchio - si entra nel campo di quella che appare più fantascienza che un serio piano di lavoro. Intanto, la ricerca: si chiede ai 25 di incrementare la percentuale di Pil da qui al 2010 secondo tabelle che paiono l’albero della cuccagna. L’Italia, per dirne una, dovrebbe più che raddoppiare la sua quota di spesa: dall’attuale 1,14 al 2,5%. Poi c’è il capitolo energia con la costruzione di una «casa comune» che potrebbe in futuro esser governata da un ministro ad hoc (un po’ come Solana per gli esteri). Peccato che tanto la Merkel che Chirac, che lo stesso Schuessel tengano a precisare poi che «ogni Paese decide comunque per sé».
Ma ancora e soprattutto nel novero dei pii desideri appaiono due punti cruciali delle 35 cartelline messe nero su bianco dal summit. Da qui al 2010 c’è l’impegno Ue di creare 2 milioni di nuovi posti di lavoro ogni anno. E, ancora e soprattutto, c’è l’impegno dei vertici tutti di Bruxelles che entro il 2007 a ciascun neo-laureato o diplomato debba essere offerto un posto di lavoro entro 6 mesi. Tempo che dovrà essere diminuito (4 mesi) a partire dal 2010.
Dove trovare imprenditori disposti a chiamare chi ha chiuso il ciclo di studi non è stato specificato. Tanto meno si è discusso di finanziamenti ad hoc.

Come del resto non sono state fatte cifre per quell’Istituto Europeo di Tecnologia che, dopo tante parole, si assicura di voler battezzare al prossimo vertice di giugno, né di quello «sportello unico per le imprese» che dovrebbe esser creato in tutti e 25 i Paesi soci e permettere di passare dalla idea alla produzione «in pochissime settimane». Schuessel e Barroso si dicono convinti che la terapia funzionerà. Ma spesso la volontà non basta a trasformare paradisi artificiali in veri eden.

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