Tra le vetrine con Daverio: «Paura finita»

Milano«Ma quali saldi? È un grande rito collettivo». Parola di Philippe Daverio ex assessore, critico d’arte, esteta diventato noto per le trasmissioni tv. In anticipo rispetto alla tradizione, ma con la stessa «sacralità» di ogni rito che si rispetti, è il momento di farsi ispirare dal Grande Saldo. Decidiamo di partecipare «alla liturgia degli sconti», di assaporare un po’ dell’atmosfera magica del prezzo ribassato, inseguendo l’illusione dell’affare della stagione con una guida d’eccezione: Philippe Daverio. Per giunta siamo a Milano, la capitale del fashion system. Impossibile resistere a quelle scritte ammiccanti «diamo tutto per scontato» della centralissima via Torino o all’argenteria di via Mazzini dove «si vendono saldati i regali di Natale», ma anche alle più classiche «fuori tutto», «sconti dal 20 al 50%». Smaltita la pesantezza del Capodanno i milanesi, attirati anche dalla splendida giornata di sole, non se lo fanno ripetere due volte e alle 11.30, l’alba per una giornata di festa, sono tutti a sgomitare su marciapiedi gremiti. La «superdeambulazione» - neologismo à la Daverio- del popolo dello shopping è iniziata. «La gente non ne poteva più di stare in casa - commenta il critico senza stupore, stringendo le mani di chi lo riconosce - vengono a fare un giro e partecipare alla grande liturgia dei saldi. Qui gli sconti non hanno niente a che vedere con il mondo anglossassone, dove gli affari si fanno per davvero e la gente esce per comprare. Da noi si fa una gita, si guarda, si passeggia, è molto più divertente che stare a casa, no?». A giudicare dal fiume umano in piena che invade il centro, Daverio ha colto nel segno.
«Io vado pazzo per i saldi, anche se non sono “da saldo” perché sono obsoleto, un modo di essere che rende nervosi gli italiani per bene». «Entrata libera», la vetrofania che campeggia su una vetrina attira il suo sguardo: «Entrata libera, cosa vorrà mai dire?! Di solito è obbligatoria?». Entriamo a chiedere lumi. «La scritta era già sulla porta quando abbiamo preso il negozio» risponde la titolare. Dietro la porta, si apre un mondo: cravatte e papillon di ogni forma e colore. Il Paradiso per Daverio, che ha fatto del farfallino un segno distintivo. Compriamo 10 papillon non in saldo. L’aveva detto che non è un tipo da saldo... «Anche perché - continua la nostra guida - le cose belle migliorano con il tempo, come il cuoio, invecchiando diventa sempre più bello».
Tant’è, noi vogliamo partecipare a questo grandioso rito di massa. Direzione Rinascente. All’ingresso compriamo da una venditrice cinese abusiva una fantastica sciarpa di Burberry rigorosamente falsa. «Guardi la magnificenza di questa finta lana - ridacchia - a soli 10 euro. Questi sono i veri saldi». «Lasciate ogni speranza, voi che entrate», in un attimo veniamo risucchiati dalla folla. Siamo entrati nel girone della Rinascente, il nostro Virgilio con il papillon ci guida su e giù dalle scale mobili. Impossibile muoversi. Gigantesche guardie in total black, come vigili improvvisati, smistano la massa informe tra un piano e l’altro. Pochi milanesi, tanti venuti da fuori, turisti, c’è di tutto, ricchi e poveri: «Come si spiega questa ressa? L’Italia ha sofferto meno la crisi di altri paesi europei e la grande paura è passata. L’anno scorso a Parigi facevano i saldi perfino gli antiquari». A un’occhiata frettolosa però non tutti hanno fatto acquisti, l’impressione è che sia ancora presto per fare affari... «Certo, i veri sconti - spiega Daverio-Virgilio - cominciano dopo San Biagio, quando cala anche il prezzo del panettone». Tra una gomitata e l’altra i negozianti confermano: «Se ne parla a febbraio». Stare in coda cercando di guadagnare la scala mobile in discesa, giù verso l’uscita, essere spintonati, sudare, venire assaliti da profumi penetranti, tutto questo fa parte della liturgia...

Veniamo sputati fuori dal girone della Rinascente, ma non ne abbiamo avuto abbastanza. Bisogna fare un salto nell’Olimpo dello shopping milanese: via Montenapoleone. «La moda avrebbe bisogno di un’iniezione di nuova linfa... ». Ma questa è un’altra storia.

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