Viviana Persiani
È con un attento sguardo profetico che il lungimirante Ray Bradbury volle raccontare al mondo di una ipotetica società del futuro, una sorta di utopia negativa governata da una dittatura culturale avversa ai libri. Con Fahrenheit 451 la compagnia Pandemonium Teatro, questa sera sulla scena del Teatro di Verdura, darà vita a questa possibile realtà del domani dai connotati fantascientifici, ma non poi così inconcepibili, commuovendo la platea di fronte alla forza dei libri e dei loro preziosi contenuti.
Lisa Ferrari, dopo essersi occupata della traduzione del testo, della riduzione e della regia, racconta come sia nata la passione per questo lavoro che, da cinque anni, ormai, riscuote un enorme successo tra la platea dei più giovani. «Dopo aver scritto il romanzo, a distanza di qualche anno, Bradbury decise di stenderne una versione teatrale che fu presentata, per la prima volta, dalla Pandemonium Company. È in onore di questi artisti che abbiamo voluto anche noi battezzarci con lo stesso nome e soprattutto, lavorare a questo testo che il suo autore mi consegnò personalmente».
Un'esclusiva, quindi?
«Tengo il lavoro, scritto con una vecchia Olivetti, come una reliquia».
Qual è la trama?
«Bradbury ha immaginato una società dove il corpo dei pompieri, anziché andare a spegnere il fuoco, era arruolato per bruciare col kerosene tutti i libri. Finché uno di questi pompieri, vittima di una crisi di coscienza e, rendendosi conto che dietro a ogni libro c'è una persona, si ribella cominciando a porsi delle domande. Ecco la scintilla che scatena la rivoluzione: un gruppo di persone, decide così di imparare a memoria un libro diventando depositari di una cultura che verrà poi tramandata ai posteri oralmente».
Come ha lavorato per la messinscena?
«Si tratta di una vera e propria dichiarazione d'amore per i libri; le immagini dell'autore evocano un futuro, anche se non così alieno e non così tecnologico. La popolazione, vestita con materiale similpelle trascorre la maggior parte del suo tempo di fronte ad uno schermo gigante che trasmette un programma interattivo; sulla scena, avvolta da plexiglas e da metallo, ho posto questo maxischermo e attori che, oltre ad interpretare gli uomini del futuro, incarnano i libri. "Là dove si danno alle fiamme i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini"; questa frase riassume il senso di Fahrenheit 451».
Dopo quanto ha deciso di lavorare a questo testo?
«Bradbury me lo consegnò nell'85 e solo dopo 15 anni sono riuscita a fare vedere la luce a un copione pregno si significati e molto attuale. Anch'io dovevo raggiungere una certa maturità artistica e un'adeguatezza per dare vita a un lavoro per il quale mi assumo delle responsabilità».
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