Vi raccontiamo Ruben, l’uomo che abita nel cartellone pubblicitario

Ruben Araya, in un colpo solo, ha risolto due grandi problemi: quello abitativo e quello occupazionale. Ruben si è costruito infatti una baracca (senza acqua, ma con la tv satelittare) in cima al cartellone pubblicitario della Coca Cola che ha il compito di sorvegliare 24 ore su 24 contro furti e atti vandalici.
Lavoro e casa per Ruben, 42 anni, nato a Santiago del Cile, erano sempre stati un miraggio dalla forma indefinita. Come l’oasi che appare nell’orizzonte rarefatto, quando il sole picchia duro sul deserto.
Ma il signor Araya, prontamente ribattezzato «l’uomo-uccello», non è uno che patisce il caldo o soffre di vertigini; per questo vive benissimo nel suo «nido» a 16 metri di altezza, abbarbicato lungo la passerella che unisce due dei cinque piloni del maxi-manifesto dove campeggia lo slogan «Guarda il lato Coca Cola del Cile».
Ruben, ogni giorno, sbircia dalla finestra del suo rifugio, ma il tanto reclamizzato «lato Coca Cola» del suo Paese non è riuscito ancora a vederlo. In compenso, Ruben osserva tante altre cose. Un po’ perché questo è il compito per cui è stato assunto, un po’ perché le cose - viste dall’alto - appaiono sempre interessanti.
Ma, esattamente, cos’è che Ruben deve sorvegliare dalla mattina alla notte nel quartiere malfamato di Parque de los reyes? «Devo evitare che qualche delinquente prenda a sassate o rubi i 5 fari che illuminano il cartellone, inoltre controllo che la luce del messaggio si veda fino all’autostrada. Se non si vede, la Coca Cola non paga l’impresa per cui lavoro, la Power Graphics», spiega Araya al mensile Focus in edicola da lunedì prossimo.
Una storia, la sua, che è l’apoteosi dell’arte di arrangiarsi: «Guadagno 280mila pesos (l’equivalente di 370 euro). Non mi bastano per vivere, ma non ho trovato di meglio per mantenere moglie e due figli. Dato che stavo sempre a fare la guardia al cartello e non avevo più il tempo di rincasare, mi è venuto in mente di costruire una casetta sulla struttura metallica che regge il manifesto, così tanto per avere un posto dove potersi sdraiare un attimo». Poi, gradualmente, è arrivato il mobilio: materasso, tv, stereo, cucina a gas, letto e tavolo.
Un incarico riposante, potrebbe pensare qualcuno. Ma sbaglierebbe clamorosamente. Sentite la testimonianza di Ruben: «Qui bisogna imparare a sopravvivere. Quando uscivo dalla casetta e guardavo in basso, i delinquenti del quartiere mi minacciavano dicendo che mi avrebbero picchiato appena scendevo...».
Ok, ma è mai successo qualcosa di grave? «Eccome! Alcuni di questi criminali hanno stuprato delle bambine che passavano di qui. E due volte ho trovato cadaveri ai piedi del cartellone. La prima volta hanno ucciso un ragazzo di 18 anni, un gay. L’hanno lasciato ai piedi della scala e all’inizio la polizia credeva che fossi stato io ad ammazzarlo».
Fortunatamente, però, non si vive di sole paure. Lassù, nell’«attico» a guardia perenne della Coca Cola multicolor, Ruben ha la possibilità di affinare la propria sensibilità filosofica: «Da quando sto qui, sono diventato più essenziale. Non ho bagno né doccia: faccio i miei bisogni dove capita. Ma ho la luce gratis: non potrei stare meglio. All’inizio salivo solo per dormire, ma ora passo più tempo lì sopra. Mia piace starci. E ogni tanto mia moglie Carmen viene a dormire da me». Diciamo la verità: la storia dei due cuori e una capanna e roba vecchia, ma quando la capanna si trova in cima a un cartellone pubblicitario, la prospettiva cambia di molto...
Ma anche quando non è in compagnia della sua dolce metà, Ruben trova sempre il sistema per non annoiarsi: «Di giorno - racconta nell’intervista a Focus - mi piace guardare la Cordigliera: in una parte si vede il volto di Dio, con la barba e gli occhi!».

Altri avvistamenti particolari? «Sì, gli Ufo: alle 5 del mattino ne arriva sempre uno. È una palla con luci intermittenti arancioni. L’ho visto 3 o 4 volte. Ma non avevo un cellulare a portata di mano per fotografarlo».
Cose dell’altro mondo...

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