Vi racconto la mia Quaresima nell’era dell’happy hour

In un’epoca in cui si parla più del Ramadan che dei quaranta giorni di penitenza dei cattolici, c’è ancora qualcuno che rispetta il precetto del digiuno: il venerdì pane e acqua senza gas

Vi racconto la mia Quaresima  
nell’era dell’happy hour

Sì, sono un anormale. Non che abbia mai avuto dubbi in proposito, sono da sempre consapevole di essere un po’ strano: il calcio non mi interessa, non possiedo un’automobile, non guardo la televisione e le sere d’inverno, quando in Val Padana l’umido minaccia di entrare nelle ossa, esco in tabarro. Ve lo ricordate? Il rustico mantello nero sfoggiato da Verdi e da Guareschi, che io ho arricchito con un bel collo di astrakan, tanto per dare un dispiacere agli animalisti. Da quando è iniziata la quaresima la gente mi guarda strano, più strano del solito. Il motivo è che ogni venerdì digiuno a pane e acqua, cosa piuttosto difficile da nascondere avendo il sottoscritto una discreta vita sociale.

Se un eremita digiuna quaranta giorni e quaranta notti, come Gesù nel deserto, non se ne accorge nessuno. Se io la sera entro in vineria e al posto delle ostriche francesi o dei prediletti formaggi erborinati chiedo una fetta di pane e un bicchier d’acqua del rubinetto, ecco che faccio la figura dell’eccentrico, dell’esibizionista. Venerdì prossimo verranno a trovarmi dei signori da Bergamo, dobbiamo metterci d’accordo per l’organizzazione di un convegno. Arriveranno in tarda mattinata, già pregustando la cucina parmigiana, e non posso mica deluderli, all’una mi toccherà portarli in trattoria. Dietro mio consiglio i bergamaschi ordineranno salami strolghini e tortelli di zucca (se è ancora buona, altrimenti di erbette o di patate) e Lambrusco e Sangiovese e Nocino, io invece una bottiglia di acqua naturale, perché l’aggiunta di anidride carbonica mi sembra una pericolosa deroga al digiuno stretto. Dubito che San Francesco bevesse acqua gasata: non che io voglia imitarlo, delle stimmate faccio volentieri a meno, ma quando si fa qualcosa è giusto farlo senza trucchi.

Devo stare attento a questi dettagli, già mi hanno riferito voci di calunniatori, orribili persone secondo le quali io faccio il furbo e una volta tornato a casa, al riparo da sguardi indiscreti, mi metto a stappare barbere e affettar culatelli. Praticamente mi accusano di prendere in giro Cristo. Meno male che non me lo dicono in faccia, non potrei garantire una reazione pacifica: è il Natale che rende più buoni, la Quaresima semmai rende più mistici, che non è la stessa cosa, santa Giovanna d’Arco parlava con l’arcangelo Michele e subito dopo impugnava lo spadone, e lo usava. Mi innervosiscono anche quelli che mi chiedono perché lo faccio, però tocca rispondere, insegnare agli ignoranti è la seconda opera di misericordia spirituale. Gli italiani sono in maggioranza ateo o ateosimili, non contano le statistiche, il numero dei battesimi, dei matrimoni religiosi, dei funerali in chiesa, contano la soppressione per sete della disabile Eluana Englaro (nell’Italia cattolica sarebbe stata impedita da una sollevazione popolare) e, nel suo piccolo, lo stupore che il mio digiuno suscita.

Il digiuno quaresimale non è nulla di straordinario, è semplicemente un precetto, un dovere del cristiano, lo si trova nel catechismo, nel codice di diritto canonico, nei libri dei Padri della Chiesa, nelle vite dei Santi, lo si trova ovunque salvo che nella testa e nella pancia di alcuni milioni di cattolici-fai-da-te, ex cattolici e semicattolici seguaci di una religione personale che se ne frega del Vangelo e del Papa preferendo ascoltare il cardinale Martini e la voce dei propri colesterolici comodi. Perfino una studentessa di teologia mi ha guardato come fossi matto o lefebvriano: matto può darsi, lefebvriano no di sicuro, mi fa senso la maligna ambiguità di chi ha tradito la Chiesa in nome della fedeltà alla Chiesa. È scritto, non me lo sono mica inventato io: «Si osservi l’astinenza dalle carni in tutti i singoli venerdì dell’anno; l’astinenza e il digiuno, invece, il mercoledì delle Ceneri e il venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo». Se poi qualche prete omette di ricordarlo, la domenica dal pulpito, è un problema suo, io me lo ricordo perfettamente. Anche perché è bellissimo. Il digiuno quaresimale è talmente bello che forse è da sconsigliare a chi soffre di tendenze anoressiche, potrebbe prenderci troppo gusto.

Il primo giorno ti sembra di impazzire e aspetti la mezzanotte per avventarti sul cibo più grasso e insano che trovi in frigorifero ma già il venerdì successivo le cose vanno meglio, percepisci che stai disintossicando il corpo e l’anima. Sia chiaro, non basta il digiunino senza carne che è il minimo sindacale (in giro si friggono cotolette che rinunciarvi non è un sacrificio, è un premio). Certi fioretti sono più patetici che ascetici, c’è una mia amica con tanti rotoli di ciccia che in quaresima rinuncia ai dolci e nel suo caso non è un digiuno, è una dieta. Per non parlare delle quaresime alternative predicate da vescovi e preti con l’ansia da aggiornamento: l’astinenza dagli sms, l’astinenza da facebook... Ideuzze modaiole che nascono e muoiono sui media. Bisogna ascoltare la Madonna che da Medjugorje invoca il digiuno pane e acqua, ventiquattr’ore senza niente altro. E allora sì che cambi, che ti elevi, liberandoti dalle zavorre del ticket restaurant, dal panino prosciutto mozzarella indigeribile, dallo spumantino acido che brucia lo stomaco, dal caffè che raschia i nervi. Non si può servire Dio e Trippona contemporaneamente. Nessuno ha mai avuto visioni celesti dopo essersi riempito fino all’orlo di polenta e costine, casomai incubi. Io non aspiro a tanto, però il venerdì percepisco che tutte le energie di solito impegnate nella digestione affluiscono altrove, dallo stomaco allo spirito. Con effetti sul mondo circostante. Una giornalista del Corriere della Sera mi ha telefonato il mercoledì delle Ceneri all’ora di pranzo, scusandosi per il momento inopportuno. Nessun problema, ho risposto, oggi digiuno a pane e acqua, nemmeno mi siedo a tavola.

Dall’altra parte c’è stato un lungo silenzio imbarazzato. L’avrò traumatizzata ma adesso sa che anche nel 2009, anche in Italia, ci sono persone che ogni tanto cercano di seguire Cristo. Magari adesso digiuna anche lei.

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