Federico Casabella
«L'idea che l'Europa ha di Pinochet è molto distorta». A parlare non è un seguace dell'ex dittatore cileno, ma un prete italiano che dalla fine degli anni '60 opera come missionario in Sud America e che dal 1970 vive in Cile.
Padre Luciano Bosia, sacerdote genovese dell'ordine dei Figli di Santa Maria Immacolata, era da quasi trent'anni il confessore di Augusto Pinochet. Si sono conosciuti a Santiago, qualche anno dopo la presa del potere da parte del generale, quando il sacerdote aveva preso possesso della parrocchia del quartiere in cui viveva Pinochet. «Ogni domenica veniva in alta uniforme alla Messa, con la moglie e i figli - racconta padre Bosia -. Aveva un alto senso della fede e un grande senso dello Stato». Un legame molto sentito, un forte rispetto reciproco tanto che Pinochet lo volle come cappellano militare dell'esercito, nonostante la sua nazionalità non fosse quella cilena. «Da sacerdote ho cercato di consigliarlo per la sua vita spirituale, ma non potevo certo convincerlo delle sue azioni politiche».
Padre Bosia è rimasto legato al generale fino agli ultimi giorni della sua vita, gli ha fatto ogni giorno visita in ospedale, lo ha confessato e gli ha dato l'unzione degli infermi: «Sono stato a trovarlo in ospedale, accompagnato dalla moglie Lucia - spiega padre Luciano -, l'ho accompagnato spiritualmente alla fine della sua vita terrena: era molto sofferente, ma ha avuto la forza di tenermi la mano, di parlarmi e mi ha chiesto di benedirlo. L'ho benedetto perché ha salvato il Cile dalla guerra civile e ha amato la sua terra».
Gli ultimi pensieri del generale, padre Luciano Bosia li porterà sempre chiusi nel suo cuore, un mistero custodito nel segreto della confessione: «Ma Pinochet ha mantenuto la sua fermezza fino all'ultimo, crede di aver sempre fatto tutto con estremo senso di responsabilità. I suoi ultimi pensieri, fuori dalla confessione, li ha rivolti alla moglie e ai suoi figli, come farebbe qualsiasi persona a questo mondo ispirata dal senso cristiano della vita».
Ma padre Bosia conosceva (...)
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