«Vi racconto tutti i segreti del caso-Serravalle»

«Trovo ipocrita chi nel suo partito oggi prende le distanze da Filippo Penati. Pur presidente della Provincia, non avrebbe potuto fare l’operazione Serravalle che ha fatto, del valore di 238 milioni più interessi, senza il totale accordo del suo partito». Chi parla così è il presidente del consiglio provinciale Bruno Dapei, che da capogruppo del Pdl in Provincia per anni ha marcato Penati a uomo. Ne ha anche denunciato le operazioni autostradali al Tar e alla Corte dei Conti. Dapei è un soggetto accurato e attento ai dettagli. Si è talmente appassionato alla vicenda che sta scrivendo un libro sul caso Serravalle: «Sono a buon punto. Sto mettendo in fila quello che è successo. E la vera domanda è: perché uno opera per aumentare il valore delle azioni e poi le compra?».
Che risposta si è dato sul ruolo di Penati?
«Io che ho seguito passo per passo la vicenda, ai tempi dubitai che lui facesse questa operazione seguendo un’indicazione che gli veniva dall’alto. Infatti fino a un certo punto Penati ha seguito una logica. Improvvisamente cambiò strategia arrivando anche a scelte che sembravano politicamente schizofreniche».
Scelte schizofreniche?
«È come se un Comune deve costruire una strada ed espropriare un terreno e prima di espropriarlo trasforma il terreno da agricolo a residenziale. Personalmente ne dedussi che quell’operazione fosse inserita in un contesto ampio la cui regia non poteva che essere nazionale. In quello stesso luglio 2005 qualcuno dei suoi diceva: “Abbiamo una banca”».
I Pm di Monza stanno svolgendo nuovi accertamenti sul prezzo di acquisto della Serravalle. Soddisfatto?
«Sono molto curioso del risultato della perizia e di confrontarla con l’esito della perizia della procura di Milano, fatta allora, che diceva che il prezzo era congruo. Anche se di per sé l’eventuale congruità del prezzo non dimostra nulla».
Perché non importa sapere se il prezzo a cui Penati comprò le azioni Serravalle era giusto o no?
«Se stasera mia moglie torna a casa con un pacco di cambiali e una Ferrari Testarossa e mi dice che l’ha comprata per andare a fare la spesa, non le chiedo se il prezzo è congruo ma perché cavolo ha comprato una Ferrari con i soldi che non ha per andare a fare la spesa. Questa è la prima domanda».
E la seconda domanda?
«La domanda successiva è perché è andata da un concessionario e non da un altro, se la legge le imponeva di consultarli tutti».
E perché secondo lei Penati ha fatto questa operazione?
«Anche ammesso che il prezzo fosse congruo, come dicevano i periti alla Procura di Milano, io non mi accontento, perché l’operazione resta comunque incomprensibile. Perché spendere 238 milioni per comprare da Gavio? Non avevamo i soldi e non aveva senso comprare Serravalle che già controllavamo. Stiamo ancora pagando oggi un mutuo che ci costa più dei dividendi».
Un errore politico?
«Ci sta di sbagliare. Ma lui per esempio ha tolto il limite del 40% alla quota che poteva andare in mano ai privati, rivalutando in questo modo le azioni che poi ha deciso di comprare.

E poi, in violazione delle norme, non è passato in consiglio provinciale e non ha fatto aste al ribasso, obbligatorie per una pubblica amministrazione quando deve comprare un bene».
Ma questa Ferrari adesso si riesce a rivenderla?
«No, nessuno pagherà mai quel prezzo, come dimostra la gara del Comune di Milano che sta andando deserta».

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