«Vi svelo il mio segreto: parlo con il percorso»

Se Robert Redford era e resta l'indimenticabile «Uomo che sussurrava ai cavalli», Giulia Sergas potrebbe invece passare alla storia come la «Donna che sussurrava alla buca». Qualche settimana fa, infatti, la trentenne proette triestina, in un'apparente, inedita versione new age, ha mandato in fibrillazione i siti specializzati di golf dichiarando, mentre era in testa in un torneo in Australia, di «riuscire a parlare con il percorso».
Apriti cielo! Giulia sensitiva? Forse panteista? O magari solo cosmistica?
«Ma no, niente di tutto questo! - ci racconta mentre, ostaggio della nube tossica islandese, è costretta a percorrere in auto i 1.500 chilometri che la separano da Alicante e dal prossimo torneo - Volevo solo far notare che quando i campi sono difficili ma sono stati ben disegnati dall'architetto, sono loro stessi che suggeriscono dove tirare. Purtroppo, però, riuscire a spiegarlo in inglese, evidentemente, non è stato facile!»
Ora. Visto che la Sergas da domani sarà impegnata in coppia con Veronica Zorzi nell’European Nations Cup in Spagna, bisogna davvero augurarsi che le 72 buche che dovrà disputare a La Sella Golf Club le raccontino qualcosa di magico.
«Nella scorsa edizione, io e Veronica segnammo un exploit pazzesco all'ultimo giro e arrivammo davvero a un palmo dalla vittoria».
Cosa vi è mancato allora per superare le olandesi, che poi hanno vinto?
«Innanzi tutto il timing di coppia. Mi spiego: il torneo, per come è congegnato (greensome chapman e quattro palle, ndr) ha una formula assolutamente ad incastro. Ecco: noi non ci siamo alternate perfettamente buca dopo buca. E poi ci è mancato un pizzico di costanza nell'esprimerci sempre ad alto livello».
Con la Zorzi formate un duo che si è consolidato negli anni. Qual è il vostro segreto?
«Golfisticamente abbiamo un gioco aggressivo che è molto simile; in più ci specchiamo una nei colpi nell'altra: quando una di noi due inizia a ingranare, automaticamente, si trascina dietro anche la compagna. Ma soprattutto in campo riusciamo sempre a comunicare bene, perché siamo legate da una profonda amicizia».
Recentemente sei stata in testa in Australia, ma hai ceduto l’ultimo giorno. È qualcosa che ti succede spesso: come mai?
«Non è assolutamente una questione di gioco. No. È solo che, essendo una persona particolarmente sensibile, soffro troppo l'altalena dei miei stati emotivi. Ecco: dovrei riuscire ad avere una maggiore costanza emotiva per tutti i giorni del torneo».
E come?
«Per esempio, andando in campo senza aspettarmi nulla. Purtroppo cerco troppo la vittoria ed è l'unica cosa che sta frenando la mia carriera».


Se domenica sera con la Zorzi avrete vinto l'European Nations Cup, pensi che riceverete lo stesso trattamento mediatico dei fratelli Molinari?
«Ma certo! In Italia ormai c’è un'onda talmente alta che chiunque ci salga sopra, immediatamente diventa qualcuno».
E detto da una che di solito, sulla sua tavola da surf, cavalca le onde giganti della California, c'è solo da crederle.

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