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Siena, i mille trucchi e tradimenti del Palio

Almeno una volta nella vita, vi consiglio di andare a Siena e godervi il Palio. Non sui costosissimi balconi che potrebbero costarvi una fortuna: il Palio vero si vive in piazza, in mezzo alla bolgia di contradaioli, tra il sudore, le grida, l'entusiasmo e la disperazione

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Siena, i mille trucchi e tradimenti del Palio

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"Luglio, col bene che ti voglio" cantava tanti anni fa il toscanissimo Riccardo Del Turco, un inno agli amori balneari e alla malinconia sottile che circonda i ricordi delle estati passate. Se il mondo è cambiato in mille modi da quel lontano 1968, certe cose, almeno in Toscana, non cambiano mai. Il caldo asfissiante delle vallate, la noia delle giornate passate in spiaggia o sulla terrazza, il fatto che i senesi perdano completamente la testa per il Palio. A sentire gli abitanti di questa splendida e incomprensibile città dell'interno della regione, definirlo una corsa di cavalli sarebbe come dire che la Gioconda è un po' di vernice su una tela. Per un "cittino" (bambinoi, ndr) il Palio è un'esperienza totalizzante, che coinvolge ogni ambito della convivenza sociale, trasformando la tranquilla città medievale in un catino ribollente di passioni.

La cosa, francamente, lascia un attimo basiti coloro che non sono nati e cresciuti da quelle parti. Anche se, probabilmente, non riusciremo mai a capire cosa vuol dire per un senese il Palio, comprendere meglio il sottotesto, la ricchissima mitologia che si è accumulata in sette secoli aiuta a farsi un'idea. Ecco perché, alla vigilia del Palio di Provenzano, che si terrà domenica 2 luglio, "What's Up Tuscany", il podcast che vi racconta la Toscana attraverso le storie della gente, dei posti e dei prodotti che l'hanno resa unica al mondo, vi porterà a Siena per raccontarvi tutto quel che c'è da sapere sui mille trucchi, inganni e tradimenti che hanno coinvolto i fantini in Piazza del Campo. ASCOLTA LA STORIA

Se ascolterete l'intera puntata, premendo il triangolino bianco sul player qui sopra, vi racconterò le storie dei tanti "assassini", il nomignolo col quale i senesi definiscono i fantini del Palio, sono finiti nei guai per aver provato od a vincere il famoso "drappellone" o ad impedire che i rivali trionfassero. I senesi sanno bene che, quando si corre il Palio, in Piazza del Campo può succedere davvero di tutto. Si va dalla storia del fantino che ignorò la chiamata del mossiere, corse tre giri da solo e pretese di aver vinto. Quando il pubblico andò su tutte le furie, ebbe la bella pensata di dileguarsi alla chetichella, costringendo gli organizzatori a cancellare la gara. C'è poi chi, invece, conscio di non poter vincere, ignorò la corsa per aspettare il cavallo dei rivali e riempire sia lui che il fantino di una gragnuola di nerbate. Altre volte, invece, furono i contradaioli a rovinare la festa: una volta, di fronte alla prospettiva della vittoria della contrada rivale, un tifoso gettò il proprio cane in pista per spaventare il cavallo.

Nell'ultima parte, invece, vi narrerò la storia del famigerato fantino che, ad un solo giro dal trionfo, decise di gettarsi a terra e fuggire a gambe levate. La cosa, ovviamente, fece imbufalire i contradaioli, che provarono addirittura a linciarlo. Alla fine non si riuscì a provare che fosse davvero stato corrotto dalla contrada dell'Oca ma le polemiche sono continuate per anni ed anni.

Almeno una volta nella vita, vi consiglio di andare a Siena e godervi il Palio. Non sui costosissimi balconi che potrebbero costarvi una fortuna: il Palio vero si vive in piazza, in mezzo alla bolgia di contradaioli, tra il sudore, le grida, l'entusiasmo e la disperazione. Non capirete cosa renda il Palio parte integrante dell'identità senese ma ne sarà valsa comunque la pena.

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